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Ciak si gira!

Produzioni cinematografiche e televisive approdano sempre più spesso sull’isola che offre location da favola e tante comparse

di Antonello De Nicola

 

 

 

 

Capri è un’isola telegenica e abitata da un popolo di attori, comparse e figuranti speciali. Nel tempo, i capresi hanno creato un legame indissolubile con il cinema e ogni anno, al termine della stagione turistica, indossano i costumi di scena e aspettano il primo ciak. A partire dal 1920, sono oltre 65 i film girati a Capri e, solo negli ultimi dieci anni, sono state più di 500 le comparse impiegate nelle produzioni televisive e cinematografiche. 
Negli insoliti panni da regista, è Costanzo Vuotto, avvocato caprese con alle spalle venti film come figurante e una lunga esperienza come responsabile delle comparse isolane, a consegnare per una volta il ruolo da protagonista alle comparse capresi.
«Stiamo lavorando affinché la Capri Film Commission – spiega Costanzo ” Conny” Vuotto – possa avere un ruolo primario nelle future produzioni, suggerendo nuove location che possano valorizzare anche i luoghi dell’isola meno conosciuti, ma non per questo meno affascinanti». 
La passione di Conny per il cinema nasce nel 1976, grazie a sua madre che all’epoca curava l’assistenza logistica e organizzativa per uno sceneggiato tedesco. Da quel momento, Conny ha partecipato come comparsa a tutte le produzioni girate a Capri negli ultimi trent’anni: Dorothea Mertz, Incontrarsi e dirsi addio, Musica che si allontana, Maccheroni (a Napoli con Marcello Mastroianni e Jack Lemmon), Neve a Capri, Fragole e vaniglia, La pelle, Monteriano (a Siena con Helena Bonham Carter), Anni ’50, Blind Light, Un posto al sole, Sotto falso nome, Il medico di Capri, la fiction Capri, Krupp, Bachna ae haseeno (Bollywood), Un’estate al mare e il recente L’affare Bonnard, in cui interpreta il pescatore. 
«La scena del corpo avvolto in una rete da pesca sott’acqua – svela Conny Vuotto – doveva essere girata con una comparsa ma alla fine hanno deciso di utilizzare un manichino a causa della difficoltà di trovare una persona non scaramantica. In fase di post produzione, in una piscina di Marcianise, è stato utilizzato un figurante per girare solo il primo piano del cadavere». 
Se ci fosse un premio per le comparse protagoniste, lo vincerebbero le gemelle Giuseppina ed Elisabetta Pagliano, 65 anni, che vantano un repertorio ed un curriculum di tutto rispetto: Il campanello e La serva padrona, in scena all’Hotel Cesare Augusto con la direzione di Riccardo Canessa; numerose commedie al teatro stabile La Riggiola; il film Polvere di Napoli con la regia di Antonio Capuano; le prime due edizioni della fiction Capri. 
«I registi ci vogliono sempre insieme – esordiscono le vulcaniche gemelle – forse perché siamo un po’ fumé. Da giovani abbiamo studiato canto, musica e recitazione, ma condividiamo anche la passione per l’arte della cartomanzia. La fiction Capri ci ha emozionato perché ci sentiamo capresi di adozione e frequentiamo l’isola da trent’anni ». In passato, Giuseppina ha anche proposto una sceneggiatura alla regista Liliana Cavani sulla vita del barone Fersen. «È stato un personaggio affascinante, criticato per la sua omosessualità. Ma Fersen era soprattutto un estimatore del bello che, già all’epoca, considerava la Piazzetta una sputacchiera e divulgava la gloria dei poeti. A Liliana piaceva l’idea di affidare il ruolo del protagonista a Rupert Everett, e io sognavo Zeffirelli alla regia. Un’altra sceneggiatura che mi piacerebbe scrivere e interpretare con mia sorella – conclude Giuseppina – è la storia delle ” sorelle” Wolcott-Perry». 
Fare la comparsa è anche un’occasione per sognare ad occhi aperti. Lo sa bene Sandra Federico, 54 anni, d’estate commerciante di souvenir a Marina Grande, in autunno figurante speciale. «Mi piace fare la comparsa soprattutto perché ho la possibilità di fare amicizia con altri capresi – racconta Sandra Federico – in un periodo in cui Capri offre poco. È emozionante assistere alle riprese e rivedersi in tv, sapendo che per girare una scena di un minuto serve un giorno di lavoro. Mi piacciono le scene in costume con i vestiti che indossava mia madre, e le scenografie che ricoprono la modernità e mi riportano indietro nel tempo. Unica controindicazione, il freddo. Registriamo in autunno e indossiamo abiti estivi». 
Dopo una vita trascorsa nella sala motori della centrale elettrica di Capri, Eugenio Federico, 75 anni, si dedica alla passione per la pesca, aspettando di rivedersi al cinema. «È interessante osservare l’impostazione del regista e l’allestimento della scenografia – afferma Eugenio – soprattutto per le scene in mare. Ho la possibilità di conoscere persone stravaganti e rivivere nella Capri di un tempo. Sono di Marina Grande e mi commuove pensare a quegli anni. Da giovane, ho assistito alle riprese della Baia di Napoli con la Loren. Ricordo che era bellissima, e quei momenti mi sono rimasti nel cuore». 
E non poteva mancare Francesco Vinaccia, 32 anni, taxi driver caprese con la vocazione del cinema. «Dopo tanti anni nel ruolo di figurante – commenta Francesco – finalmente l’anno scorso è arrivato il momento che tutte le comparse aspettano: la produzione di Capri 3 mi ha chiesto di recitare una breve battuta con l’attrice Bianca Guaccero, insieme a Gianni Tedesco che dal suo gozzo invitava l’attrice sull’iso la dell’amore. Pochi attimi prima di girare la scena al porto è iniziato a piovere. Era l’ultimo giorno di riprese e la regia ha ordinato alla troupe di partire immediatamente. Siamo rimasti sulla banchina sotto la pioggia a vedere la nave allontanarsi all’orizzonte ».
Il primo approccio cinematografico di Daniela Damino, 36 anni, è stato imbarazzante ma memorabile. «Lessi un annuncio in cui cercavano comparse per la serie Anni ’50 – ricorda Daniela – e mi presentai al provino. La produzione mi scelse ma a condizione che mi tagliassi i capelli per esigenze sceniche. Avevo impiegato dieci anni per farmi crescere i riccioli e rinunciai, ma ancora oggi mi chiedo quale ruolo avrei dovuto interpretare. Nel 2005 ho indossato i panni dell’infermiera nel film Il medico di Capri. Ricordo ancora il panico in una scena in cui arrivava l’ambulanza e dovevo sfilare la barella su cui era adagiato un attore piuttosto pesante. Girare un film è una lotta contro il tempo: il sole, il vento, la luce, la ricerca dell’angolazione giusta. Sento ancora nelle orecchie la parolina d’ordine che ci faceva zittire tutti: partito, azione!».

 

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