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Gioielli da star

Hanno sedotto Hollywood con le loro creazioni e hanno scelto Capri per la loro unica boutique italiana

incontro con Roberto Faraone Mennella e Amedeo Scognamiglio
di Antonia Matarrese

 

 

 

Il “diavolo” veste Prada. E indossa gioielli R.F.M.A.S., sigla che sta per Roberto Faraone Mennella e Amedeo Scognamiglio. Un connubio fra creatività e business nato oltre dieci anni fa a New York e le cui insegne sono appena approdate a Capri. Entrambi partiti da Torre del Greco, Roberto e Amedeo hanno realizzato quel “sogno americano” di kennediana memoria investendo quattromila euro a testa come capitale sociale. Oggi, le creazioni di jewels couture firmate Faraone Mennella occhieggiano dalle vetrine di Bergdorf Goodman negli Usa e Lane Crawford a Londra e piacciono alle socialite di tutto il mondo oltre che alle dive di Hollywood. Grazie a una fortunata coincidenza: «Era l’estate del 2001 e incontrammo a una festa Patricia Field, celebre costumista di Sex and the City e Sarah Jessica Parker», racconta Amedeo Scognamiglio. «Durante i primi mesi della nostra attività, invece di proporre i pochi pezzi che avevamo ai negozi, passavamo il tempo fra il set e il camper-guardaroba della produzione: mai avremmo potuto immaginare l’impatto che quelle lunghe nottate avrebbero avuto sulla nostra vita. Alla prima del secondo film della serie, a Londra, il regista e sceneggiatore, Michael Patrick King, volle scattare una foto con noi due sul red carpet dicendo: “My Italian Boys! Come here, you are part of our gang!”. Dopo la saga delle quattro amiche modaiole, è arrivato anche il film Il diavolo veste Prada con il premio Oscar, Meryl Streep. Che ha scelto i nostri gioielli anche per il più recente È complicato». Roberto Faraone Mennella, definito dal Times uno dei migliori designer di gioielli al mondo, a 23 anni e con una laurea in legge in tasca, volò a New York per frequentare la prestigiosa Parsons School. Amedeo, suo compagno di liceo, era nella “grande mela” per promuovere l’azienda di famiglia specializzata in cammei e coralli fin dalla prima metà dell’Ottocento. Da Torre del Greco a Capri, il passo è breve: «Sono molto legato a Capri, dove i miei hanno casa e dove ho trascorso tutte le estati dell’infanzia e dell’adolescenza. Oggi, vivendo lontano, Capri rappresenta il ritorno alle radici», sottolinea Amedeo. «Lì, nella casa affacciata sul porto e abbracciata al panorama più bello del mondo, l’estate è davvero estate. Ricordo quando da piccoli, a La Canzone del Mare, dovevamo rispettare gli orari per fare il bagno in piscina oppure le notti sotto le stelle, seduti sui muretti di via Camerelle, aspettando l’alba per mangiare i cornetti caldi al Bar Alberto. Ora, il mio sfizio più bello è un pranzo a La Fontelina, sotto le pagliarelle, guardando Marina Piccola oppure fare vip watching al Bar Tiberio in Piazzetta». Per l’artista del brand, Roberto Faraone Mennella, Capri è soprattutto “musa ispiratrice”, motore creativo, sogno: «Le nostre collezioni di gioielli partono da Capri come fulcro di trend intramontabili: dalla marchesa Luisa Casati Stampa a Jackie Kennedy Onassis passando per la moda colorata di Emilio Pucci», dice Roberto. «Capri è nel DNA del nostro marchio, è parte del nostro background. A volte sorrido quando leggo interviste a stilisti stranieri che dicono di ispirarsi all’isola di Tiberio, magari essendoci stati una sola volta nella vita». Architetto mancato, Roberto ha disegnato gli showroom e i negozi R.F.M.A.S. di New York e Londra; quello caprese ora è il suo “giocattolo”. «Le nostre migliori clienti vengono a Capri da Beverly Hills, New York City, Chicago o Dallas ma, per la nostra boutique non abbiamo scelto la celebre e turistica via Camerelle bensì la più defilata via Fuorlovado, al civico 28», aggiunge Roberto. Ma c’è un posto, oltre il paesaggio caprese, che vi fa essere più creativi? «Di sicuro il nostro showroom che si affaccia sulla 5th Avenue, con un panorama bellissimo del Central Park e del Rockfeller Center», rispondono all’unisono Roberto e Amedeo. «E, soprattutto, la nostra scrivania che condividiamo proprio come dieci anni fa. Anche se oggi potremmo permettercene due. Un segno che, il nostro successo, deriva proprio da una sintonia artistica e imprenditoriale perfetta».

 

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