05 I misteri di via Krupp

È stata riaperta dopo 32 anni la suggestiva strada che dai Giardini di Augusto porta a Marina Piccola

di Bruno Manfellotto

 

 

 

 

 

Ci fu una stagione – a qualcuno parrà paradossale – durante la quale via Krupp diventò anche la strada dei bambini e dei ragazzi. Fu lungo gli anni Sessanta, d’estate, mentre lontano da qui il mondo macinava guerre e sommovimenti. La mattina di buon’ora, scalzi o con ai piedi un paio di “zabbattigli” di corda intrecciata, il costume avvolto in un telo di spugna arrotolato sotto il braccio, la si scendeva di corsa, preferendola talvolta a via Mulo, per arrivare agli scogli e alle spiaggette di Marina Piccola.

Di pomeriggio, quando il sole era meno alto, via Krupp si riempiva di mamme, o delle ultime balie con grembiule e coralli, che si spingevano fin qui in passeggiata dai Giardini di Augusto con i piccoli a piedi o in carrozzina. La sera, dopo il tramonto, toccava ai ragazzi più grandi, che nella penombra si scambiavano il primo bacio o azzardavano una carezza.

Poi, negli anni Settanta, la via andò lentamente degradando, come tante altre cose a Capri, tra pericoli di frane e burocrazia, fino alla definitiva chiusura nel 1976, sbarramenti di cemento e grate di ferro. Il simbolo di una Capri splendida e geniale veniva oscurato, dimenticato. Oggi, dopo ben 32 anni di polemiche e di promesse non mantenute, la spericolata via Krupp è finalmente restituita al mondo con il suo carico di ricordi, leggende, misteri. La si deve all’intuizione e alla generosità di un tedesco geniale e bizzarro, Friedrich Alfred Krupp, rampollo della dinastia imprenditoriale che riforniva di cannoni l’impero germanico e che ispirò Thomas Mann. O meglio, lo si deve all’asma che lo affliggeva e che lo spinse lontano in cerca di aria buona. Inutile dire che, lasciate le acciaierie di Essen e sbarcato qui, rapidamente guarì. Era il 1898, aveva 44 anni.

La regola vuole che chiunque si fermi a Capri scopra, o esalti di sé, una qualche sregolatezza. Sarà l’aria, l’atmosfera, i profumi, chissà. Probabilmente Alfred Friedrich non aspettava altro, e immediatamente si adeguò. Ricchissimo, non comprò mai casa, preferendo vivere in una suite del Quisisana, un ex sanatorio per malati di tbc, amorevolmente coccolato da Federico Serena, un intraprendente ex cameriere che aveva preso in gestione l’albergo e che di Capri sarà poi sindaco amato e invidiato per ben 14 anni.

A Krupp non piaceva la rutilante vita intellettuale e mondana che aveva già reso famosa l’isola dopo la scoperta della Grotta Azzurra. Preferiva il mare e le passeggiate. Adorava Marina Piccola dove scendeva spesso per un giro in barca. A sua disposizione c’era un gozzo che lui stesso conduceva al largo vogando come gli avevano insegnato i suoi amici pescatori: in piedi, scalzo e con i pantaloni arrotolati sul polpaccio. Conciato così, andava in giro anche per le stradine di Capri, fingendosi povero: forse era un gioco, o un vezzo, o una scusa per non avere scocciature, ma cominciarono a dire che non aveva tutte le rotelle a posto.

L’incontro per lui decisivo fu quello con Anton Dohrn, direttore della stazione biologica di Napoli, che lo affascinò con i racconti delle sue scoperte spingendolo a finanziare generosamente alcune ricerche di biologia marina che finì per affidare proprio a lui. Direttamente dalla Germania arrivarono prima il “Maia”, un battello di 40 tonnellate, e più tardi il “Puritain” di 350, magnificamente attrezzati allo scopo, con i quali Krupp esplorò le coste e i fondali di Capri e del Golfo di Napoli. Nei manuali di biologia marina spiccano ancora oggi le sue scoperte sul plancton e sulle anguille (pare che Capri fosse il loro nido d’amore). E a questa passione per il mare appartiene, in fondo, anche l’idea di quella stradina sorprendente. Krupp ci pensò appena arrivato a Capri, ma il progetto sarà depositato in Comune solo due anni dopo, nel 1900. Un progetto arditissimo. Si trattava in sostanza di scolpire una strada nella roccia a picco sul mare, sotto la rocca del Castiglione e a quelli che oggi sono i Giardini di Augusto, un terreno che lo stesso Krupp aveva acquistato e regalato al Comune. Il dislivello è di un centinaio di metri, ma perché il cammino fosse il più possibile comodo, fu studiata a zig-zag, come tanti tagli sovrapposti che impercettibilmente si adeguano alle possibilità offerte dalla roccia.

Un chilometro e 364 metri di sentiero di pietra, circondato dai pini e dalla macchia mediterranea. Mattoncini si alternano a sassi a mo’ di pavimento. Uno spettacolo. Alberto Savinio la definì “dura e militaresca”, ma forse con riferimento alla tenacia e alla fatica della costruzione – che peraltro durò appena due anni – perché la si percorre senza eccessiva fatica anche in salita. Roberto Pane, nella sua “Guida di Capri”, la definisce un’opera d’arte, e ha ragione perché essa appartiene più alla scultura che all’edilizia.

Perché quella strada? C’è una risposta ovvia e minimalista: per arrivare rapidamente a Marina Piccola. Ce n’è un’altra, come dire?, imprenditoriale: Krupp voleva dare lavoro ai capresi e indicare loro il futuro dell’isola, lo sviluppo del turismo. A me piace immaginare, invece, che avesse pensato al suo sentiero come a una discesa verso il mare, simile alle tante che dalle sue navi faceva verso il blu delle acque intorno all’isola. Del resto, prima di cominciare la discesa viene spontaneo guardare verso le trasparenze del mare, e quando si è arrivati giù viene voglia di volgere lo sguardo all’insù. Come si fa quando ci si immerge sotto lo scoglio del Monacone o nella Grotta Azzurra.

Dopo l’inaugurazione della sua via, Friederich Alfred Krupp vivrà solo due anni ancora. L’ultima immersione sarà nel buio della ragione, nelle tenebre della tragedia.

 

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