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Il bello delle mattonelle

Con nomi fantasiosi e colori vivaci danno il benvenuto a chi arriva. Le maioliche in ceramica delle dimore capresi sono tessere di una storia e di un’antica tradizione

di Antonello De Nicola

 

 

 

 

Delle lunghe passeggiate di Marguerite Yourcenar che nel 1938 soggiornò a Capri, non resta che la mattonella de La Casarella, l’abitazione in via Matermania in cui l’autrice iniziò a scrivere il romanzo Colpo di grazia. Degli allegri brindisi di Graham Greene sotto la pergola, si respira solo l’atmosfera evocata dalla maiolica de Il Rosaio, piccola villa ad Anacapri che fra il 1949 ed il 1980 ospitò lo scrittore inglese.

L’usanza di identificare le dimore capresi con le ceramiche posizionate all’ingresso, è tanto antica quanto misteriosa.
Le prime mattonelle risalgono alla fine del Settecento e, probabilmente, servivano a decorare le ville delle famiglie più facoltose che intendevano distinguersi dalle case degli isolani e palesare una solida condizione economica.

Ritratti di ceramica – dai toni forti in stile orientale o dai colori più sobri – continuano a raccontare con discrezione la vita di uomini, committenti, artigiani e viaggiatori che hanno deciso di legare il proprio destino a quello dell’isola azzurra, semplicemente con una frase o un’immagine evocativa.

Un unico grande mosaico a cielo aperto, composto da migliaia di singole tessere che rendono più suggestive anche le case più modeste attraverso orizzonti (L’aurora), immagini bucoliche (Villa Fiore, La mimosa, La noce della Piazzetta, La pergola dei campi), superstizioni (Chi vò o male e chesta casa addà crepà primme che trase), benevolenze (Dio raddoppia a te quel che tu auguri a me), insidie (Cave canem Cave felem, La trappoletta), giardini zoologici (La coccodrilla, La formica, La cicala, L’ippocampo, Due galli), premonizioni (Sagittarius, Orsa maggiore), miti (La sirenella, Villa Narcissus), sinfonie (La melodica, Villa le campane), intimità (La casa del solitario, Casa Piazza, Casa mia, La casarella, La casarella di Peppinella, La Nina, La tragarella), avventure (Nuova Zelanda, La turista, La gondola), tesori (Lo smeraldo) e brezze leggere (La piccola raffica). Fra i disegni più singolari, scene allegoriche (gallo con campane, elefanti maestosi, farfalle, asinelli, sirene), motivi religiosi (croci e campanili), una collezione completa di velieri, una mappa in miniatura di Capri, spartiti musicali, citazioni in latino e perfino una caricatura di Napoleone

 

La bottega dell’arte. Sergio Rubino

In questo luogo nascono le opere di un artista conosciuto dalla Cina a Manhattan. Ceramista, pittore e scultore dall’estro geniale e dall’animo sensibile

 

Il dono di uno scultore inglese negli anni Settanta e l’impresa ciclopica di trasportare un vecchio forno dal peso di nove quintali, dallo studio di Marina Piccola fino ad Anacapri.

Inizia così il lungo viaggio di Sergio Rubino, da quando nel 1974 decide di aprire il suo piccolo laboratorio in piazza Barile e di recarsi in Sicilia per imparare l’arte della ceramica. «Guardavo i vecchi artigiani lavorare come schiavi in ambienti umidi ed al buio – spiega Rubino – ma non avendo il permesso di fotografarli, dovevo accontentarmi delle poche nozioni che riuscivo a ricordare a memoria. Una volta rientrato ad Anacapri, rimasi a provare notte e giorno fino a quando iniziai a produrre piccoli oggetti». Un’avventura che prende anima e forma dalle mani nude di Sergio Rubino e che dura ormai da 36 anni.

«Un giorno entrò nel mio laboratorio lo scrittore Graham Greene – racconta il Maestro – e mi chiese di realizzare una teiera identica alla sua, andata in frantumi per l’incuria di una cameriera. Greene non viaggiava mai senza la sua teiera ed era disposto a pagarmi qualsiasi cifra pur di averne una copia. Rimase a fissarmi per ore in silenzio ma quando vide che era identica alla sua, urlò di felicità».

Nel 1991 Sergio Rubino vola a New York e fonda la Rubino’s Art Village, lo studio sulla Lexington Avenue, a Manhattan, ed arriva il successo internazionale. I suoi lavori sono esposti in collezioni pubbliche e private (anche di capi di Stato), in mostra permanente al Metropolitan Museum di New York e al Bermudian Underwater Exploration Institute di Hamilton, Bermuda.

«A New York, una signora di colore mi commissionò la teiera della fertilità. Davanti al mio stupore per l’insolita richiesta – conclude – fu costretta a spiegarmi che il beccuccio della teiera, in perfetto stile inglese, doveva raffigurare un simbolo fallico, secondo un antico rito africano». Nel 1996 Rubino rientra definitivamente sull’isola per dare vita alla Capri in Miniatura ad Anacapri. Fra le numerose opere realizzate nella Bottega dell’Arte, le panchine maiolicate di piazza Diaz, il restauro del Cristo ligneo del 1700 collocato sull’altare maggiore della chiesa di Santa Sofia, il restauro degli stucchi dell’altare maggiore della chiesa di San Michele, un servizio di piatti per il produttore Dino De Laurentiis, un dipinto per l’attore Keanu Reeves ed oltre duecento mattonelle lungo il “Sentiero dei Fortini”, che illustrano la storia dei fortini francesi e rappresentano il primo esempio di ecomuseo sull’isola azzurra.

 

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