foto07Il museo dell’isola

La Casa Rossa di Anacapri, trasformata in Pinacoteca, ha una storia antica

di Antonella Basilico

 

 

 

 

 

Chiunque abbia avuto modo di passeggiare nel centro storico di Anacapri avrà notato un’originale costruzione, situata in via Orlandi, caratterizzata da un acceso colore rosso e da un’iscrizione di benvenuto, in greco, posta al suo ingresso, che recita: «Salve cittadino del paese dell’ozio». è la Casa Rossa, una delle dimore storiche dell’isola le cui sale, trasformate in uno spazio museale, ospitano dal luglio scorso i trentuno dipinti che il Comune di Anacapri ha voluto acquistare dai fratelli Raskovich, a testimonianza delle vicende pittoriche che si sono sviluppate sull’isola, tra Ottocento e Novecento. Il singolare edificio fu costruito, intorno al 1877, per volere del colonnello americano John Cly Mackowen che, abbandonati gli Stati Uniti dopo la guerra civile americana, giunse a Capri nel 1876, attirato dalla fama che l’isola riscuoteva in quegli anni, soprattutto tra gli stranieri. La “fortuna” dell’isola era, infatti, iniziata dopo il 1826, anno in cui il poeta Kopisch e il pittore Fries, entrambi tedeschi, scoprirono la Grotta Azzurra e divulgarono, ampiamente, la notizia nel mondo. Da quel momento Capri, da semplice paese di pescatori e contadini si trasformò in una meta turistica internazionale dove giungevano turisti, intellettuali e artisti, attirati dai racconti sulla magica grotta e dal fascino suggestivo dei suoi luoghi, per brevi soggiorni ma anche per risiedervi stabilmente. Questi ospiti erano spesso personaggi stravaganti che commissionavano alle maestranze locali originali dimore, in cui, in modo casuale, i tradizionali elementi architettonici del posto venivano a mescolarsi con elementi mutuati dalle loro diverse esperienze culturali. Con questo spirito Mac Khowen realizzò la sua eclettica residenza, ampliando il corpo originario di un’antica torre aragonese del XVI secolo, che arricchì di motivi architettonici di stili diversi e in modo quasi ossessivo, di marmi, di statue e di reperti archeologici quasi tutti trovati sull’isola. Nel 1902 il colonnello americano fece ritorno in Louisiana dove fu ucciso, in uno scontro a fuoco, durante una discussione. La casa, di conseguenza, passò agli eredi e in seguito, con alterne vicende, ad altri proprietari finché nel 1990, la sovrintendenza per i Beni architettonici e il Paesaggio di Napoli ha acquisito l’edificio e dopo un attento restauro, lo ha destinato a spazio espositivo. Nelle piccole ma suggestive sale hanno trovato degna sistemazione una parte di quei dipinti che, nel luglio del 2002, erano stati esposti nella mostra “Viaggio in Italia. Maestri della pittura dell’Ottocento a Capri”, organizzata da La Conchiglia, nelle sale del Quisisana. L’esposizione che aveva riscosso grande successo di pubblico, documentava non solo il vivace clima culturale che si viveva sull’isola tra Ottocento e Novecento, mettendo in luce le figure più rappresentative della cultura pittorica di quel tempo, ma soprattutto la realtà ambientale ed architettonica della Capri ottocentesca e alcune consuetudini e tradizioni del posto, ormai scomparse. Alla notizia di una possibile acquisizione di queste opere il Comune di Anacapri, nel desiderio di ampliare le risorse culturali del paese, si è prontamente attivato, riuscendo a fare propria una parte di esse e a costituire, così, un fondo iniziale per una più ricca collezione. I lavori esposti nel museo appena allestito sono oli e acquerelli di notevole qualità, raccolti nel corso degli anni dai fratelli Raskovich, che fissano l’immagine del paesaggio caprese come “luogo dell’anima”. Interpreti sensibili come Vianelli, Lovatti, Corrodi, Sain, de Montalant, Benton, pur provenendo da esperienze e culture diverse, ritrovano nelle visioni suggestive del paesaggio isolano, un’analoga percezione di gusto romantico. Anche negli scorci dell’isola più volte rappresentati come la Marina Grande, i Faraglioni, la Grotta Azzurra o Tragara, gli artisti non rappresentano solo lo stato dei luoghi ma ne interpretano l’atmosfera magica e le forti emozioni, come metafore della felicità climatica e paesaggistica dell’isola.

 

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