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Io mi chiamo Capri

di Silvia Baldassarre

 

 

 

 

 

La bellezza di Capri è da sempre un richiamo unico per chi la sceglie come luogo di villeggiatura, ma anche per gli artisti e per i protagonisti del jet set che nel tempo ne hanno utilizzato il nome per le proprie ville, le barche, i nomi d’arte e per quanto di più stravagante si possa immaginare. La mania, negli ultimi anni, ha colpito anche i brand della moda e del design che si sono affacciati sul mercato con prodotti battezzati con il nome Capri.

Un tavolo, una borsa, una linea cosmetica, un tender, un profumo e un paio d’occhiali… Sono solo gli ultimi oggetti, in ordine di tempo, che nel nome fanno esplicito richiamo all’isola, anche se spesso sembra trattarsi di semplici operazioni di marketing.

È il caso della borsa creata da Liu Jo per la collezione primavera-estate 2012. O del tavolo prodotto dal marchio italiano Manutti e del concept yacht progettato dal designer Alessandro Pannone. Cosa hanno a che fare con Capri se si esclude il gusto easychic della borsa, il richiamo del tavolo all’idea di un convivio su una terrazza o un giardino caprese, magari con vista sui Faraglioni o il pensiero di correre a tutta velocità, senza rinunciare al comfort, sul mare caprese con un tender di ultima generazione combinato con il design automobilistico? Più ispirata all’isola, almeno nelle tinte, la linea cosmetica per l’estate di Collistar. I colori delle bouganville, del mare e della vegetazione rivivono nei fard e negli ombretti, negli eye liner e nei mascara, nei rossetti e negli smalti. Anche il profumo Bronze Goddess Capri di Estée Lauder richiama, nella scelta cromatica della boccetta, i colori del paesaggio caprese; l’azzurro e il beige ricordano il mare e la spiaggia, l’oro del tappo simboleggia il sole. Tutt’altro che scontato, invece, l’omaggio all’isola degli occhiali Persol nella versione Capri Edition. Ad ispirarli è stato uno dei luoghi simbolo dell’isola, Casa Malaparte. Come le due creazioni si uniscono? Semplice, in un gioco di design in cui la freccia disegnata sulla stanghetta degli occhiali ripropone il perimetro della casa; il sistema Meflecto, brevetto caratteristico della marca di occhiali, è stato ispirato dalla curva disegnata sul tetto della villa; infine l’incisione sulle aste dell’occhiale riprende, stilizzandola, la famosissima scalinata della villa.

Che sia reale, forzato o solo lontanamente immaginato, il nome Capri riesce sempre ad essere garanzia di sicuro successo.

 

UN BRAND DI SUCCESSO

Una ricerca attenta e puntuale sulla serie infinita di auto e pornodive, nazisti e migranti, adoratori del sole e dame in nero – come recita il sottotitolo del libro di Sergio Lambiase (Il mio nome è Capri, La Conchiglia – euro 20) – che hanno scelto il nome Capri come marchio del loro successo. L’isola azzurra, negli anni, è diventata qualunque cosa: da nome d’arte a sigaretta, da casa a gioiello, da locale alla moda a cocktail; senza dimenticare i numerosi villaggi vacanze diffusi in tutto il mondo che hanno reso omaggio alla madrepatria del benessere e del piacere che, sin dall’Ottocento, è Capri.

 

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