foto01

La mia Capri

Attrice, cantante e show-girl. Con una passione: l’isola dei Faraglioni.

Incontro con Serena Autieri di Antonia Matarrese

 

 

 

 

La napoletanità scoppiettante di Serena Autieri, attrice, cantante, show-girl, è condensata in una succulenta pastiera, dolce partenopeo per eccellenza. è il giorno del suo trentunesimo compleanno e, nel ristorante dell’Hotel Hilton di Roma, dove è di casa, Serena spegne una candelina rosa. Non prima di aver espresso il desiderio di prammatica. E affonda il coltello in questo mare di dolcezza e calorie. «La notte del venerdì santo è per me una tradizione fare la pastiera con mia madre. Un rito che si ripete ogni anno, nella nostra casa di Napoli. Sono cresciuta a Fuorigrotta, un quartiere scugnizzo, in una famiglia borghese: papà ingegnere sempre in giro per il mondo, mamma orafa, una sorella maggiore e un fratello più piccolo», racconta. Ripone la candelina nella borsa, sorseggia un vino dolce veneto, parla dei suoi progetti futuri: «Sono certa che, dai 30 ai 40 anni, si realizzeranno tutti i miei sogni: nella vita bisogna essere leggeri. E cercare di soffrire il meno possibile».

Un film in uscita girato in Francia, La lancia del destino, in cui interpreta una studiosa spia dei servizi segreti, molti copioni da leggere, una bella casa con terrazzo a Roma, acquistata da poco, dove ama ricevere gli amici, la cameretta dell’infanzia sempre pronta per l’uso nella casa paterna: «è lì che conservo i ricordi più cari. Passavo ore a dipingere perché ho studiato alla scuola d’arte per poi iscrivermi alla facoltà di architettura, un percorso interrotto che vorrei riprendere. Ma la vita a Napoli era fatta anche di lunghe passeggiate con mia madre nei vicoli, a scovare gli ospedali delle bambole. C’era un negozio, O’ saponaro, che vendeva di tutto, dalle collane di plastica alle collezioni di Topolino. Shopping a briglie sciolte», ricorda l’attrice.

E Napoli è anche legata al debutto televisivo di Serena: il personaggio di Sara De Vito nella soap Un posto al sole la fa conoscere al grande pubblico: «Interpretavo una cantante di strada e, in effetti, la passione per il canto è sempre andata di pari passo con quella per la recitazione. A 21 anni ho inciso un disco, Anima Soul, a 27 ho presentato il Festival di Sanremo con Pippo Baudo e Claudia Gerini, poi è arrivato il musical con Bulli&Pupe e Vacanze Romane. Oggi mi esibisco nei locali con il mio gruppo jazz e proponiamo un repertorio che spazia da Cole Porter a Sinatra fino alle canzoni scritte per me da Marco Di Gennaro», racconta.
Dopo il successo di pubblico del film Notte prima degli esami – Oggi, per la regia di Fausto Brizzi, la Autieri è stata testimonial dell’undicesima edizione del Festival Capri-Hollywood, ideato da Pascal Vicedomini. Una passione, quella per l’isola dei Faraglioni, maturata nel tempo: «Da piccola, con i miei andavamo soprattutto a Ischia, Positano, Sabaudia e Capri era un po’ fuori dai nostri circuiti. L’ho scoperta da adulta ed ho imparato ad apprezzare la raffinatezza del luogo unita alla semplicità: i capresi sono molto gelosi delle loro tradizioni e coccolano i turisti come pochi sanno fare. E poi vogliamo mettere i colori delle maioliche, i profumi dei limoni, l’esplosione della natura?».

Appuntamenti di lavoro a parte, Serena Autieri corre a Capri appena può, magari in compagnia di una simpatica zia, con i capelli ricci e neri, che le fa da Cicerone: «Il mio itinerario caprese è fatto di tappe fisse, legate ai vari momenti della giornata, allo shopping, al relax, al divertimento», spiega. «Vicino al posteggio dei taxi, c’è un bel negozio di articoli per la casa dove compro oggetti di design e soprattutto candele con cui mi piace decorare gli ambienti: bianche, nere o corallo, il mio colore preferito. Una tavola senza candele non è una tavola. I miei aromi? Il fico e l’ambra». Dalla casa all’abbigliamento: «Non torno mai da Capri senza un cappello nuovo: li accumulo nella cappelliera che ho in camera da letto e mi fanno sentire un po’ diva, come quando interpretavo il ruolo di Tina Livanos in un film tv. E poi ci sono i sandali capresi che acquisto da un artigiano sotto il ponticello vicino la Piazzetta: per me sono una sorta di portafortuna. In cuoio naturale, rossi o bianchi». Anche in fatto di gastronomia, gli indirizzi di Serena sono molto ragionati: «Il caffè degustato nella tazzina bollente, alla napoletana, è d’obbligo. Lo prendo al baretto vicino al negozio di cappelli. Se tiro tardi, opto per un bel cornetto e approfitto della panchina sul balcone dove c’è la funicolare e si gode un panorama mozzafiato. Da non perdere. L’aperitivo guarnito di tanti stuzzichini che sono buoni ma fanno malissimo, si prende in via Camerelle: un centrifugato di ananas o una coppa di champagne. A pranzo e a cena, largo alla pizza margherita con mozzarella di bufala e pomodorini oppure al pesce cotto al sale, ai carpacci, alle cozze e alle vongole. Il tutto innaffiato da una Falanghina fresca. E, per finire, la torta caprese doc o il gelato al pistacchio, alla vaniglia, al cocco. Rigorosamente nel cono artigianale». Serena non ama i grandi alberghi e, per dormire, sceglie il Reginella, l’hotel Mamela dietro via Camerelle, a picco sul mare, per la veduta o La Residenza: «Mi piacerebbe andare al Punta Tragara, lontano dalla folla, antico ed essenziale. Ma è sempre pieno», confessa.

E le magiche notti capresi? «Si concludono sempre all’Anema e Core di Guido Lembo, dove canto le mie melodie preferite: Passione, portata al successo da Giulietta Sacco, Reginella, Monastero ‘e Santa Chiara, Tamurriata nera. E poi mi scateno nelle danze», conclude la Autieri.

Ma, ci sarà pure un difetto in questa Capri onirica descritta come una cartolina? «Forse le grandi folle di turisti che, spesso, la rendono invivibile. Ecco, in certi periodi dell’anno bisognerebbe optare per il numero chiuso. Altrimenti, che paradiso è?».

Tweet about this on TwitterShare on Google+Share on LinkedInPin on Pinterest
Torna a sommario di Capri review | 27