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La regina del gossip

Intelligente, perfida, furbissima. 
Anche a Capri la giornalista Elsa Maxwell conquistò la scena con i suoi velenosi pettegolezzi

di Giuseppe Mazzella

 

 

 

 

Nei primi anni Cinquanta, dopo una guerra che aveva sconvolto il mondo, Capri tornava ad essere Capri. Ad ogni stagione, come uccelli migratori, da ogni parte vi giungevano magnati dell’industria, scrittori, artisti, celebrità del cinema, attricette in cerca di fortuna, semplici persone ricche e annoiate che cercavano di recuperare i piaceri ai quali avevano dovuto rinunciare per troppo tempo. Si fermavano per lunghi periodi e invadevano la Piazzetta e le ripide stradine che si inerpicavano per l’isola, alla conquista di una villa immersa nel verde o di un rustico da restaurare. Avere una dimora a Capri, era come condividere un destino speciale, e appariva sempre più una “necessità” anche per gli ospiti più blasonati.
 Un riconoscimento che gli isolani elargivano sornioni, in cambio della crescente ricchezza che andava ad alimentare nuovi commerci che risvegliavano Capri dal grigiore della guerra.
Non solo in campo edilizio o alberghiero, ma in tante iniziative che promuovevano sempre nuovi prodotti “made in Capri”. Vivere Capri era appartenere ad una casta speciale, che dava il diritto ad uno stile di vita unico: significava non solo essere alla moda, ma partecipare alla sua creazione. Un foulard annodato in maniera estrosa tra i capelli, un abito dai colori squillanti e con spacchi generosi, il bagno nudo a mezzanotte, il rito dell’aperitivo in Piazzetta, passeggiare con un pappagallo sulla spalla, generava subito un’imitazione a catena che coinvolgeva gli altri ospiti e riecheggiava attraverso i giornali, catturando nuovi proseliti. Capri in pochi anni era diventata il palcoscenico ideale per la regina del gossip internazionale, la temutissima scrittrice e giornalista americana Elsa Maxwell, che aveva costruito la sua fama scavando nell’intimità del jet set internazionale. Non poteva mancare al grande appuntamento e, infatti, vi arrivò agli inizi degli anni Cinquanta, annunciata dalla sua inquietante fama.
 Nata nel 1883, in un piccolo centro dello Iowa, da una famiglia poverissima, aveva lasciato la scuola a 14 anni per iniziare la sua irresistibile escalation sociale prima come pianista teatrale e poi suonando nelle bande che eseguivano ritmi sudafricani. Quando le sue canzoni, che nel frattempo andava componendo, ottennero grandi apprezzamenti, fu celebre a San Francisco, dove si era stabilita, e in tutti gli Stati Uniti. Sull’onda del successo era venuta in contatto con importanti personalità dell’industria e dell’arte che la lanciarono definitivamente in campo internazionale.
 Divenne così l’organizzatrice, ricercatissima, delle “serate” dei ricchi magnati statunitensi che cercavano di stemperare in Europa la loro noia. Lei vi si era subito trasferita, organizzando importanti manifestazioni mondane, come nel 1926, le corse internazionali delle imbarcazioni a motore al Lido di Venezia, e dando un forte contributo al lancio del “Monte Carlo Beach Club” e del Casinò. Mezza Europa aveva imparato a conoscerla e ad apprezzare le sue doti per l’efficienza dell’organizzazione e per l’abilità di far divertire gli ospiti. Profonda conoscitrice dell’animo umano, lei che proveniva da una famiglia misera, aveva saputo conquistare il cuore dei tanti annoiati signori del bel mondo che avevano come unica occupazione la ricerca ossessiva di non annoiarsi. E lei era lì apposta per inventare ogni volta nuovi piaceri.
 La crisi del ’29, l’aveva poi riportata ad Hollywood, dove si era impegnata, con scarso successo, in alcuni movie, ma dove divenne famosissima per le sue trasmissioni radiofoniche e gli articoli di costume pubblicati da Harper e da altre importanti testate americane. L’incredibile successo dei suoi servizi, la consacrò come la più agguerrita giornalista di costume degli States. E non solo. Aveva sviluppato, nel frattempo, anche un altro talento, quello per gli uomini politici di successo e per combinare matrimoni.
 A lei, pare, si deve il ritorno nella Spagna di Franco, del “comunista” Hemingway e il matrimonio tra Maria Callas, di cui lei era innamorata, e Aristotele Onassis.
 La sua ambiguità, anche sessuale, il suo spirito mordace, la capacità di folgorare in una battuta un personaggio, per quanto importante, la rendevano temutissima e pagatissima dai network e dalle più importanti catene di giornali americani.
 Quando arrivò a Capri, Elsa Maxwell si installò con la sua tozza figura a dirigere la vita mondana dell’isola. Non vi era nobile, magnate dell’industria o rappresentante del jet set internazionale che, una volta sbarcato, non si precipitasse a renderle omaggio, memore di una delle sue battute più famose: «Ridete innanzitutto di voi stessi, prima che lo facciano gli altri». Ovviamente “gli altri” era lei, sulla cui incudine tutti si sottoponevano volentieri, pur di apparire sulle sue cronache mondane.
 Il suo arrivo sull’isola coincise con l’eclissi di un’altra regina che aveva sino ad allora tenuto la scena: la giovane e ricchissima vedova Mona Bismark, che poté opporre all’irruenza dell’americana solo la sua snobistica ricchezza ed Eddie, il suo grande amore omosessuale.
 Elsa, dalla figura sgraziata e tozza, i vestiti luccicanti di paillettes e lustrini, faceva la sua irruzione nelle feste, veniva subito accolta da entusiastici omaggi e fatta accomodare nella poltrona dell’ospite di riguardo. Quando era lei ad organizzarle, la ressa era incontenibile. Gli ospiti, ma anche tanti non invitati, si lanciavano in una gara frenetica per parlarle e farsi notare. Elsa sapeva del suo potere, e teneva sulle spine per ore quelli che l’assediavano, mostrandosi indifferente o addirittura stizzita. Ecco allora fare a gara nobili, attrici famose, ma anche gigolò, per avere un posto in prima fila. A lei nulla sfuggiva e ricordava, poi, il giorno dopo, con furia linguacciuta, quello che si era detto la sera precedente o solo immaginato. Ad ossequiare le sue “grazie” un po’ sovrabbondanti, vennero persino i duchi di Windsor e Grace di Monaco. Assiduo fu lo scrittore Gore Vidal, allora giovanissimo. La principessa Soraya, arrivata nell’isola, corse a farsi vedere da lei. Anche personaggi famosissimi come Barbara Hutton, che da lei erano stati trattati malissimo, non mancarono di visitarla. Quando, alcuni anni addietro, la Maxwell aveva imperversato con i suoi velenosi pettegolezzi, riuscendo a sapere sempre in anticipo i particolari più piccanti del mondo di Hollywood, della Hutton aveva scritto con perfidia: «Sicuramente nel mondo della celluloide è la più grande collezionista di mariti (ovviamente miliardari) e di gioielli». Persino Ali Khan, non volle mancare alla sua corte. Le sue frasi, pesanti come massi, consolidavano una carriera o la distruggevano. 
Una vera processione l’assaliva in qualsiasi ora del giorno: soprattutto quelli che appartenevano al demi-monde, ninfette, arrampicatori sociali, nobili decaduti, si mostravano particolarmente insistenti, nella speranza di guadagnarsi un po’ di notorietà e approfittare di un’occasione propizia per lanciarsi nel bel mondo. La sua corte era simile a un set cinematografico, dove la parte principale le era riservata, mentre le tante comparse, anche se costituite da nomi illustri, fremevano di comparire in una sua citazione che sarebbe poi echeggiata sulle più importanti catene di giornali del mondo.
Sono gli anni in cui nascono i primi night club e a Capri si inaugura il Number Two, dei primi, scandalosi nudi a Marina Grande o ai Faraglioni. Ma è sempre la Maxwell a fare il pieno ai suoi ricevimenti, che sembrano non passare mai di moda.
Domina le tavolate con uno sguardo, mentre i suoi commensali si precipitano a versarle il vino o a cambiarle le posate. 
Quando si siede, con la sua matronica imponenza, tutti restano in silenzio, aspettando ansiosi le sue bordate, pronunciate con un sibilo, o i suoi rapidi cambiamenti di umore. Diventata più tozza e grassa, era ancora più imperiosa e dominava l’uditorio con un solo gesto. Era come se il burbero e illustre imperatore Tiberio, che nell’isola aveva passato gli ultimi, tristi anni, si fosse reincarnato in lei, e come lei, avesse capito tutto della sua epoca. Come ricorda il titolo di una sua biografia, stampata in Francia nel 1955, Ho ricevuto il mondo intero, lei aveva fissato per le generazioni future il ricordo dei tanti che, affascinati dal suo charme, avevano servito alla sua corte. Quando si spense a New York nel 1961 quel mondo, al quale lei aveva dedicato la vita, illuminandolo con le sue crudeli ma sempre folgoranti narrazioni, perdeva la più grande “pettegola” di tutti i tempi e Capri la regina che tanto aveva contribuito al suo rilancio nel dopoguerra.

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