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Un laboratorio naturale

Sono i Faraglioni, l’oasi dove vive la lucertola azzurra

di Silvia Baldassarre

 

 

 

 

 

Conosciamo Capri per la sua storia e la sua cultura millenaria che da tempo si legano a figure di grande prestigio del panorama intellettuale e artistico italiano e mondiale. Seguiamo, nella storia, i passi degli imperatori dell’antica Roma, dei poeti e dei pittori fino a ad arrivare ai moderni vip della dolce vita. Ma Capri non è soltanto questo.
È prima di tutto un paradiso geografico immerso nel Mediterraneo, “regina di roccia” come la definì Neruda, un microcosmo biologico in cui i processi evolutivi assumono una dimensione esclusiva, quasi unica. Non è un caso che tale aspetto, a volte trascurato dell’isola, sia tornato alla ribalta in questo anno particolare; ricorre infatti il bicentenario della nascita di Charles Darwin.
A ricordarcelo è il Centro caprese Ignazio Cerio che ha voluto rendere omaggio al padre della biologia, fondamento di tutte le scienze della vita, con un incontro su un tema che dalla metà dell’Ottocento ha innescato un’aspra disputa scientifica, “I Faraglioni di Capri: un laboratorio darwiniano”.
Anche se Charles Darwin non vide mai l’isola, le sue teorie dell’evoluzione fanno di Capri un laboratorio a cielo aperto in cui domina l’azzurro: è l’azzurro del mare e del cielo, della grotta e dei fiori, ma è anche l’azzurro della famosa lucertola caprese.
È così che, esclusiva ed esclusa come la considerano alcuni, si scopre un aspetto di Capri legato principalmente alla sua dimensione naturalistica ed esotica. Un’oasi naturale dove gli studi evolutivi concentrano la loro attenzione in quanto, sulle isole, il processo evolutivo delle specie è accelerato a causa dell’isolamento geografico e genetico. Per questo, sulle terre circondate dal mare, gli animali nascono, muoiono e si modificano più velocemente che sulla terra ferma.
Ce lo insegnò Darwin, un secolo e mezzo fa, studiando le Galapagos. Ce lo insegna, ogni giorno, l’isola di Capri.

 

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