Andrea Petrone
Nei suoi quadri troviamo un carosello di celebrità. E i miti capresi interpretati con fantasia ed ironia
di Ludovico Pratesi
Ha dato il volto di Totò, il più popolare attore comico napoletano del Ventesimo secolo, a personaggi della storia dell’arte come Leonardo da Vinci o Andy Warhol, a musicisti del calibro di Mozart o, in maniera provocatoria, a dive del cinema come Marilyn Monroe. E ha fatto tornare sull’isola il principe della risata grazie a una mostra interamente dedicata all’imperatore di Capri interpretato dal suo pennello. Andrea Petrone, napoletano di nascita e sannita d’adozione, è figlio d’arte ed è in famiglia che gli è stato consegnato l’amore per la pittura e la poesia.
Fantasia ed ironia sono gli strumenti con i quali filtra i diversi aspetti dell’animo umano che prendono le sembianze della maschera del grande Totò rimodellata e rivisitata.
Capace di rileggere anche i miti capresi con uno stile ironico e leggero, a partire dalla Grotta Azzurra, che l’artista immagina popolata di pesci tropicali dai colori sgargianti, che mostrano tra le squame scorci di Napoli, da Castel dell’Ovo alla processione di San Gennaro. Oppure con La caprese dove la tipica pietanza ritorna tra le mani di un Totò con i Faraglioni sullo sfondo.
Icone della napoletanità che Petrone ha individuato come l’essenza di un’arte che da più di vent’anni si interroga sul senso del gioco e della favola nella cultura popolare italiana, a partire dalla tombola Morfè, chiste sò nummere! realizzata in 500 copie firmate e numerate dall’autore e dove nelle tradizionali 90 caselle sono ritratti personaggi del mondo dell’arte, della cultura e dello spettacolo. «Con la “tombola napoletana” – ha scritto il critico Edoardo di Mauro – Petrone mette in cantiere un’operazione ispirata al meglio della sua vena artistica, ironica e irriverente». Una vena che lo ha portato a rileggere in chiave contemporanea anche il mondo fantastico di Pinocchio con la serie di tele intitolate Pinocchio chiò chiò dove l’artista dà al burattino ancora una volta il volto del principe de Curtis che è il suo vero cavallo di battaglia. E sempre Totò, nelle sue tele dallo sfondo rosso pompeiano, viene trasformato in un vero e proprio carosello di celebrità. «L’identità visiva di Totò non è mai stata alterata ma i ruoli attribuitogli sconfinano nel paradosso o nella trasgressione, aumentando lo spessore di comicità secondo le scelte dell’artista» puntualizza Maria Campitelli.
Accanto alla fantasia pittorica, una lunga e felice attività di ritrattista che raggiunge il suo apice con i volti dell’attore Massimo Troisi, del calciatore Diego Armando Maradona ma soprattutto del compianto cantautore Lucio Dalla, che ha utilizzato un ritratto di Petrone come copertina di un Cd. Una maniera corretta di valorizzare il talento di un pittore che ha saputo interpretare la carica di energia e la fama di icone del media system per presentarle al pubblico in maniera diversa, attraverso una lettura solo apparentemente superficiale ma in realtà dinamica e consapevole, come solo i napoletani sanno fare senza arroganza ma con una sorta di antica eleganza tutta meridionale.
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