foto02

Bianca Guaccero

Una solare bellezza mediterranea che balla, canta, recita. 
A teatro, al cinema e in tv. L’eroina della fiction che ha portato l’isola sul piccolo schermo racconta con passione la sua Capri

intervista di Pier Paolo Mocci

 

 

 

 

Innamorata di Capri. Veramente. Per averci trascorso mesi e mesi di vita professionale e privata, per tre stagioni sul set della serie-tv Capri, uno dei grandi successi della televisione italiana degli ultimi decenni. E, finita la lavorazione della serie, Bianca Guaccero continua a portare la sua Capri nel cuore, « il centro del mondo, una bellezza mozzafiato». Già, proprio come lei.

Bianca, che rapporto ha avuto e tutt’ora ha con l’isola?

«Straordinario, di amore reciproco. In questi anni Capri per me è diventata una seconda casa, ho trascorso alcuni dei mesi più belli della mia vita, non solo sul set ma soprattutto fuori. Capri mi ha dato la possibilità di conoscere meglio me stessa attraverso i suoi luoghi più meditativi e nascosti. Alla sera, quando finivamo le riprese e i contatti con la Penisola venivano interrotti fino all’indomani mattina, mi sentivo sola ma libera. Felicemente costretta a rimanere sull’isola e a fare i conti con me stessa. Sono cresciuta in questi anni anche grazie a quei silenzi notturni con vista sul Golfo di Napoli».

Che idea aveva di Capri prima di conoscerla così da vicino? 


«Di un posto solo per ricchi, estremamente elitario e inaccessibile ai comuni mortali. Mi sono però presto ricreduta, a Capri ci sono umanità, gentilezza e cortesia, i capresi sono persone eccezionali. E col tempo ho capito che quei luoghi frequentati dai vip per farsi notare in realtà hanno un’anima, specie nei periodi meno di punta, durante la vita di ogni giorno».

I suoi luoghi preferiti?

«Anacapri la amo moltissimo, forse perché più isolata per la sua posizione. Non so quante volte sarò stata a Villa San Michele, a passeggiare nel suo splendido giardino. E poi la Scala Fenicia, la Grotta Azzurra, i Faraglioni e la mitica Piazzetta».

Insomma, dopo Capri la sua vita è cambiata.

«Assolutamente sì, Capri isola ovviamente, non la serie, che pure mi ha fatto crescere moltissimo come attrice. Vivere da isolana per i lunghi periodi delle riprese mi ha dato una maggiore consapevolezza delle cose, delle piccole cose. È stata capace di fermare il tempo e farmi riflettere, per farmi capire davvero dove volevo andare».

E dove voleva andare? 


«A Capri, e dove sennò!».

È soddisfatta della sua carriera?

«Sì, anche se non mi reputo affatto “arrivata”. Ma quello che ho fatto sin qui credo di averlo fatto bene. Col cuore e con umiltà, sempre. E con il massimo della professionalità. Ho avuto la fortuna di incontrare maestri e artisti da cui ho appreso molto. Penso ad esempio a Lucia Bosé, con cui ho avuto l’onore di lavorare per Capri 3. Mi sono ritrovata con la musa dei grandi registi, una persona bellissima che mi ha preso sotto la sua ala protettiva dandomi i consigli di una madre. Lucia Bosé rappresenta quella figura mitica che un’attrice spera un giorno di poter incontrare e forse diventare. Ed io ho avuto la fortuna di aver condiviso con lei quasi tutte le scene della terza serie di Capri. A volte, terminate le riprese, mi trattenevo ad ascoltarla: i suoi racconti di fronte al mare azzurro di dell’isola attraversavano la storia del cinema e del costume di quasi mezzo secolo».

Dicono che la Bosé sia una donna divertentissima.

«Ha un’incredibile vena ironica e un fortissimo senso dell’umorismo. Condisce sempre con qualche battuta i suoi ricordi privati e professionali, dalla sua amicizia con Picasso alla grande storia d’amore con il marito-leggenda, il torero Dominguin. E poi riesce a passare con grande naturalezza dai racconti sul figlio, il cantante Miguel, all’esperienza sui set diretta dai maestri del cinema, come Luchino Visconti. E mentre al giorno d’oggi con un “buona la prima” a Capri 3 si cambia velocemente una scena con una nuova, lei rimaneva impietrita, sbalordita e quasi incredula. Mi si avvicinò una volta confidandomi come, ai suoi tempi, poteva passare anche un giorno intero per un primo piano, studiato nei minimi dettagli per valorizzare davvero i protagonisti».

La tentazione di lasciare il cast della serie non l’ha mai sfiorata?


«Assolutamente no. Rispetto le scelte dei miei colleghi che hanno preferito prendere altre vie e lasciare prima dell’ultima stagione. L’idea che gli sceneggiatori avrebbero approfondito il mio personaggio e il fatto che, da figura di contorno, mi evolvessi e diventassi protagonista, hanno fatto in modo che restassi. Ho capito che, a differenza di Assisi, Pession e Kapparoni, la mia Carolina aveva ancora molto da dire».

Di lei si parla molto bene a teatro, con il musical “Poveri ma belli” ha davvero lasciato il segno.

«È stato un grande show andato in giro per due anni per tutta l’Italia facendo ovunque il tutto esaurito. Mi ha dato la possibilità di recitare, cantare e ballare insieme. Tutto questo per un’attrice è la goduria dei sensi. Non avevo mai affrontato un lavoro così impegnativo prima, e grazie a quello sono cresciuta molto. Grazie soprattutto a Massimo Ranieri, regista del musical, che mi ha regalato la consapevolezza del corpo e della voce. La palestra del teatro dovrebbe essere un obbligo nel curriculum di un attore: bisognerebbe salire sul palco almeno una volta l’anno. Come uno strumento musicale necessita di essere accordato, così un attore deve avere a che fare con la scena frequentemente per perfezionarsi».

È forse il cinema l’ultimo tassello che le manca ora? 


«Con il cinema ho iniziato, ho fatto dei film importanti che mi hanno messa in luce e grazie ai quali è nata la mia carriera televisiva. Ci sono stati altri film, stavolta per la tv, che non rinnego e che rifarei dal primo all’ultimo. Ma a volte si è ghettizzati in questo lavoro e se fai troppa televisione il cinema te la fa pagare. Io il conto lo sto pagando, ho quasi finito l’espiazione e presto tornerò sul grande schermo. Il mio desiderio è quello di ritrovare, un giorno, un set come quello che mi ha “battezzata”. Il film si chiamava Terra bruciata, c’erano attori come Raoul Bova, Giancarlo Giannini e Michele Placido. È lì che voglio tornare, a fare cinema, in barba a chi mi etichetta come “volto televisivo”. Un’attrice è un’attrice, punto e basta».

 

Tweet about this on TwitterShare on Google+Share on LinkedInPin on Pinterest
Torna a sommario di Capri review | 31