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Christian De Sica

Attore, regista, sceneggiatore. Grande mattatore e cittadino onorario di Capri. Ci parla dell’isola che da oltre venti anni è il suo rifugio preferito

intervista di Pier Paolo Mocci

 

 

 

A Villa Quattro Venti, in via Aiano di Sopra, il tempo sembra essersi fermato. Qui regna la bellezza, la contemplazione, la natura. La vita trova una vera ragion d’essere e una pausa, tra un set e un altro, fanno capire forse, che il cinema vero, lo spettacolo, è davvero questo. L’amata villa caprese di Christian De Sica rappresenta il buon ritiro dell’attore dagli impegni cinematografici stagionali. L’ha scelta ormai da anni ed è meta vacanziera e residenziale preferita, sempre in fedele compagnia della moglie Silvia Verdone (sorella di Carlo) e, di tanto in tanto, dei figli Brando («ma lui fa la spola con l’America» racconta Christian) e Maria Rosa. Incontriamo il figlio del grande Vittorio proprio durante un soggiorno a Capri. Non è ancora estate, il cielo alterna ampie schiarite a sprazzi di inverno. «Ma Capri è sempre Capri, non desidero altro, che nessuno me la tocchi, mi imbestialisco quando sento di certe nefandezze legate a quest’isola», racconta rammaricato l’attore di tanti film di Natale, cittadino onorario dell’isola azzurra.

De Sica, cosa non sopporta della “sua” isola?

«Sono dispiaciuto, anzi soffro, ogni volta che sento di una schifezza compiuta ai danni di Capri. Chissà perché, ma sembra vogliano distruggerla. Speriamo che anche il governo tecnico, oltre alle tasse abbia a cuore la bellezza. Che possa intervenire e fare qualcosa per tutelare sempre più quest’angolo di Paradiso e impedire che questo luogo stupendo venga deturpato. Capri è un gioiello dell’umanità, è un patrimonio di tutti, atti vandalici di ogni tipo qui devono essere banditi più di ogni altro luogo».

Si riferisce a qualche accadimento in particolare?

«Dico che deve essere regolamentato l’accesso. Sento parlare di “gestione del tesoro naturale”. Belle parole, ma in che modo attuarlo? A mio avviso l’eccessivo afflusso di turisti, specie d’estate, può risultare un boomerang. Per carità, ben vengano, ma quando arrivano navi e aliscafi insieme con uno sbarco ininterrotto, diventa impossibile persino camminare in strada. Io che amo Capri da una vita, ad agosto resisto solo una settimana. Poi scappo via e torno in altri periodi».

Quindi auspica un’isola a numero chiuso, una Capri non per tutti?

«Ripeto, afflussi regolamentati. Il sovraffollamento significa scarsa vivibilità. Non tenerne conto è una miopia che danneggia tutti, residenti e turisti».

Lei viaggia per il mondo, è appena tornato da Los Angeles, cosa succede oltreoceano?

«Sono stato a trovare mio figlio Brando che realizza corti, scrive sceneggiature, e per guadagnarsi da vivere cucina maccheroni, lasagne e tortellini agli americani. Ho visto con i miei occhi cose eccezionali che lì sono la normalità: se passando sporchi inavvertitamente il marciapiede, da un negozio esce subito una commessa che lo pulisce. Negli Stati Uniti, dal punto di vista del patrimonio naturale, hanno poco o nulla e lo difendono a spada tratta. Noi in Italia abbiamo tutto e ci piace tanto distruggerlo. Lo diceva mio padre che chi ha il pane non ha i denti…».

Parliamo del suo lavoro, da anni comincia ad alternare la comicità di Natale a film diversi, dal drammatico “Il figlio più piccolo” alla commedia corale dei Vanzina “Buona giornata”.

«Vorrei fare altre cose, ma mi affibbiano spesso il ruolo da aristocratico povero alla Conte Max o l’impenitente sciupa-femmine. Per fortuna abbiamo qualche grande autore che riesce anche a guardare oltre e a farmi fare altro. Penso a Pupi Avati che, dopo il cinema, mi vuole “sdoganare” anche in tv con una serie drammatica. Vedremo. La verità è che John Wayne, una volta fatto il cowboy, per tutta la vita non ha fatto altro che scendere e salire da cavallo».

È bella e affettuosa la dedica che le ha fatto Johnny Depp e che conserva sul comodino.

«Abbiamo girato insieme qualche anno fa, a Venezia, The Tourist, con Angelina Jolie. La storia di un turista incaricato dall’Interpol di intrappolare una sospettata criminale. E con il sottoscritto nel ruolo di un commissario un po’ corrotto».

Ma com’è questa Jolie?

«Non ho avuto modo di conoscerla, solo una fugace stretta di mano. Intorno a lei c’erano sempre troppe persone…».

E Depp?

«Con lui vale la regola aurea: i grandi sono semplici. È una persona gentile, alla mano, simpatica. Abbiamo legato subito, ci siamo andati a prendere spesso un caffè durante le pause delle riprese. Alla fine del film mi ha ringraziato per aver lavorato con me. Incredibile, una star hollywoodiana che ringrazia un povero comico di origine ciociara…».

Quindi anche i divi hanno un’anima?

«Eccome no? Johnny è una persona di un’umiltà e una gentilezza rare. Non vive come una star di Hollywood. Sarà che è sposato con una francese, vive a in Provenza, ma è molto simile a noi come mentalità. Abbiamo parlato tanto anche della famiglia. E gli ho detto di passare per Capri, non c’è mai stato. Mi ha detto che prima o poi verrà».

Quindi Johnny Depp a Capri prossimamente?

«Certo. Me lo ha promesso. E lui è uno di parola».

 

 

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