rilke

Soffio antichissimo del mare

che spiri

quasi solo per rocce primordiali,

nient’altro che spazio

trascinando con te da lontano…

Rainer Maria Rilke

 

Dove nasce la poesia

Sulle tracce dei luoghi che hanno ispirato alcune tra le più belle liriche di Rainer Maria Rilke

di Daniela Liguori

 

È un incontro con una natura «smisurata e quasi insopportabile per violenza e impeto selvaggio», una natura primordiale attraversata dal «soffio antichissimo del mare» quello tra Capri e il poeta tedesco Rainer Maria Rilke. Un incontro che genera stupore nei confronti di quest’isola, dalla cui vetta estrema – il Monte Solaro – è possibile guardare «come uccelli» il mare, un «antico mare greco», «sul quale Odisseo può tornare ad ogni istante».

Rilke giunge a Capri il 4 dicembre 1906 e fino al 20 maggio 1907 abita nella Casetta delle Rose, una piccola casa nel parco di Villa Discopoli di proprietà di Alice Faehndrich, baronessa von Nordeck. La decisione di accettare l’invito della baronessa Faehndrich e di trascorrere alcuni mesi sull’isola matura dalla necessità di lasciare Parigi in seguito alle divergenze con Rodin e di trovare un luogo appartato dove poter essere «interamente libero di lavorare». Tuttavia, inizialmente Capri lo delude. Nelle lettere che scrive i primi giorni del suo soggiorno Rilke lamenta, infatti, di trovarsi in un luogo in cui ci sono «troppe ville e troppi alberghi» e «troppe montagne in uno spazio così stretto». Capri gli appare come «un’assurdità», una meta turistica «creata dagli equivoci dell’ammirazione tedesca» e in cui, anche quando non ci sono visitatori, sono comunque presenti «i segni della loro stupida approvazione». Persino la «tangibile bellezza» dell’isola suscita in lui un sentimento di «avversione» perché si rivela eccessiva, esuberante.

Saranno le tempeste invernali di mare e vento, le passeggiate per i sentieri solitari di Anacapri e le discese fino al margine dei Faraglioni, le vedute che si offrono allo sguardo dal Monte Solaro a rivelargli il volto arcaico dell’isola. «Nessun paesaggio – scrive alla moglie Clara il 1 marzo 1907 – può essere più greco, nessun mare più saturo di antiche vastità di quanto non siano la terra e il mare che mi si offrono alla vista e ai sensi andando verso Anacapri. Là è la Grecia, senza le cose d’arte del mondo greco, ma quasi come subito prima del loro nascere. Lassù stanno i pendii petrosi, come se tutto dovesse ancora accadere, come se dovessero ancora sorgere gli dei che la Grecia evocò nei suoi eccessi di brivido e bellezza». Nascono così le liriche Canto del mare, Un vento di primavera, Tramonto del sole, Vista da Capri e Kore, nelle quali ad elementi naturali – soprattutto vento e mare – si affiancano talvolta spunti, figurativi o letterari, riferibili al mondo greco.

Arcaiche, fuori dal tempo sono anche le danze e le melodie che Rilke ha modo di vedere e ascoltare nelle strade: la tarantella che sembra «inventata da Satiri e Ninfe» e le «antichissime melodie» degli zampognari che «si aggirano ovunque». Ed è quest’ultimo l’unico elemento capace di restituire l’atmosfera natalizia, perché a Capri – commenta Rilke – «si crede poco che sia Natale, quando si vedono fiorire le rose, si sentono maturare le arance».

Ad Anacapri, lì dove «tutto è solitario e selvatico», Rilke scopre l’eremo di Santa Maria a Cetrella e il dipinto della Vergine che vi è custodito. L’impressione che ne riceve è così forte che, quasi ogni giorno, vi si reca per visitare la «piccola dimenticata Madonna». «Mi riconoscerà forse a malapena – scrive alla contessa Julie von Nordeck zur Rabenau il 23 febbraio 1907 – tanto sono diventato anacaprese e partigiano di una piccola dimenticata Madonna lassù». E quando l’eremo è chiuso recita per lei «diverse, care, cose» per offrirle «una gioia e una piccola distrazione». Da qui le liriche dedicate a Santa Maria a Cetrella.

Legata all’esperienza caprese è, infine, la stesura di alcuni scritti, rimasti incompiuti, tra cui un «bozzetto di vigneti capresi» e una «marina in prosa» in cui – scrive Amelia Valtolina nella prefazione a Rilke a Capri (La Conchiglia, 1995) – l’accostamento tra l’immensità del mare e l’onda effimera «si rivela un’epifania della caducità da cui, redento, “per un istante”, sorge il flutto della parola poetica».

 

 

Vento e destino

Dopo le grandi città del ventesimo secolo, la Berlino poco amata e la Parigi da cui è ambiguamente sedotto, Rilke sceglie l’incanto di Capri, l’isola che rappresenta la quintessenza del Mediterraneo. Ed ecco sbocciare le improvvisazioni capresi, cui fanno da contrappunto le liriche dedicate a Santa Maria a Cetrella sul Monte Solaro. Nel volume Vento e destino (L’Ancora del Mediterraneo, euro 12,50) è raccolto quanto Rilke ha scritto a Napoli e Capri, sia su questi luoghi sia su quanto essi hanno ispirato. Poesia e prosa si mescolano e alle lettere fanno da contrappunto i sogni.

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