I giganti del mare
Sono la cartolina di Capri. Li ammiri da lontano, dai Giardini di Augusto, dal belvedere della Migliera o da Cetrella, e sembrano minuscoli. Li puoi quasi afferrare con una mano. Poi organizzi un giro dell’isola in barca e ti rendi conto che sono immensi. Sono tre titani emersi dal Mediterraneo per difendere l’isola
Tre
Faraglione di Terra, o Saetta, quello più alto con i suoi 109 metri. 81 metri quello di Mezzo (o Stella), bucato da una scenografica galleria lunga 60 metri. Quello di Fuori, o Scopolo, 104 metri di roccia a sfidare la forza della risacca.
Un tuffo nel blu
Le pareti sommerse dell’arco del Faraglione di Mezzo sono un meraviglioso arazzo giallo di celenterati a forma di fiori appartenenti alla specie Parazoanthus axinellae. Il fondale che contorna lo Scopolo è invece una ricchissima rassegna di gorgonie a forma di ventaglio, rosso carminio, viola o maculate giallo arancio. È qui che si può effettuare la più rappresentativa delle immersioni possibili sull’isola di Capri.
Il signore dei Faraglioni
Michele Ferraro per anni ha scalato a mani nude questi giganti di roccia. Oggi è una miniera di ricordi e di memorie
di Riccardo Esposito
C’è un uomo che un tempo dominava queste rocce selvagge. Senza paura, ma sempre con tanta passione e rispetto per la natura. Michele Ferraro, per tutti Michele i Monsignor, scalava i Faraglioni con la sola forza delle mani.
A piedi nudi, senza attrezzatura. Come un eroe.
Oggi, superata la soglia degli 80 anni, i Faraglioni li ammira passeggiando lungo la strada del Pizzolungo. Ma dal suo sguardo vispo e lucido capisci che c’è ancora tanta voglia di rivivere quei momenti. Anche perché ogni scalata del Faraglione era un’impresa da raccontare. «Salivo senza corde – sottolinea Michele – e a piedi scalzi. La prima arrampicata l’ho fatta a 18 anni e l’ultima a 77 per tener fede a una scommessa».
Il primo a scalare i Faraglioni (secondo la memoria di Michele) è stato Francesco Spadaro, storico pescatore caprese. La salita era ardua ma la ricompensa preziosa: un panorama da lasciare senza fiato e la famosa lucertola azzurra. Ovvero la Podarcis sicula coerulea, una lucertola che vive solo su queste rocce e che presenta una particolare pigmentazione azzurra sulla gola, sul ventre e sul sottocoda.
Gli occhi di Michele brillano quando racconta questi dettagli: è una miniera di ricordi e di memorie, ma soprattutto è un uomo che ha vissuto uno dei periodi più floridi per l’isola. «Quando ero giovane a Capri venivano nobili, signori, principi e politici. Tutti volevano vedere la lucertola azzurra e i portieri degli alberghi mi chiamavano per catturarla».
Michele non si tirava mai indietro: si faceva accompagnare con una barchetta fino al Faraglione di Fuori e iniziava la scalata. Portava solo una sacca con le gabbie di legno: servivano per catturare le lucertole, ma soprattutto per proteggerle.
«Una volta – ricorda Michele – mi ha chiamato il portiere del Grand Hotel Quisisana. C’era Giovanni Spadolini, allora presidente del Senato, che voleva ammirare la lucertola azzurra. L’ho catturata, gliel’ho portata e ho avuto un colloquio privato di circa quindici minuti. Mi ha chiesto tutto: le sue caratteristiche, la sua origine, il motivo del suo colore».
Ma Michele non era cercato solo da principi e politici: anche gli sportivi avevano bisogno di lui. «Una volta mi dissero che c’era un alpinista che voleva scalare i Faraglioni: siamo saliti insieme fino a un certo punto. Poi l’ho aiutarlo a scendere perché si trovava in difficoltà, non riusciva più a muoversi. Quella è stata l’unica volta – ammette con un sorriso stampato in faccia – che ho usato una corda. E non ho mai avuto paura. Anzi… solo una volta: quando si è staccata una pietra da sotto i piedi e ho fatto un volo di circa dieci metri».
Dopo una vita trascorsa a curare i terreni di nobili e scrittori (è stato custode di Villa Eremita, la dimora di Norman Douglas), Michele oggi si dedica alla sua passione di sempre: la natura. Ripercorre antichi sentieri, osserva le abitudini del falco pellegrino e ritorna spesso al Pizzolungo per salutare i suoi amici di sempre: i Faraglioni.
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