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Il giardino della memoria

Affacciato sul mare e immerso nel verde, il cimitero acattolico è un lembo di terra dove si ripercorre la storia degli ultimi due secoli dell’isola

di Renato Esposito

 

 

 

 

Racchiudere in poche parole, in pochi versi, in un epitaffio, il senso di una vita è l’obolo che le anime illustri del cimitero acattolico di Capri hanno pagato per essere immortalate nel mito. 
Questo cimitero letterario, affacciato sul golfo di Napoli, fu fondato nel 1878 dall’inglese George Hayward e da un gruppo di residenti stranieri «per assicurare una degna sepoltura a tutti i non cattolici indipendentemente dalla razza e dalla religione», accomunati da una sola fede: l’amore per l’isola di Capri. Determinante fu la mediazione di Ignazio Cerio che inimicandosi i benpensanti isolani s’adoperò in prima persona per la sua apertura. 
Passeggiando tra i viali alberati, dove si snodano confusamente le 208 tombe, si ripercorre magicamente la storia degli ultimi due secoli di Capri. Si percepisce quel soffio vitale dell’isola, si ha l’illusione d’intravedere specialmente nei pomeriggi caldi d’estate, quelle che gli antichi chiamavano “ore i contr’ora”, il genius loci dell’isola, l’ombra di Pan che scende sulla Terra per incontrare gli uomini. 
È un cimitero letterario, poetico, parlante. Sulla tomba di Lord Algernon Gordon Lennox, proprietario della storica Villa San Michele sulla collina di Cesina, si legge «There are no dead» (non ci sono morti), di fronte sulla cornice della tomba del maggiore inglese Edward French Becher sono incise le parole «There is no death» (non c’è morte). Pochi passi più avanti, sulla colonna che si erge sulla tomba di Bertha e Harold Trower vicino ad una meridiana è incisa la frase «There is no death in this world, only forgetfulnes » (non c’è morte in questo mondo, solo oblio). Norman Douglas s’accomiata dal mondo con le parole di Orazio «Omnes eodem cogimur» (tutti raggiun giamo lo stesso luogo). In verità il grande scrittore austro-inglese, come scrive nel suo capolavoro Venus in the kitchen (Venere in cucina), aveva anche pensato all’enigmatica e sibillina epigrafe «Fui non sono, siete e non sarete». La parola in questo luogo si trasforma e diventa simbolicamente arte. Sulla tomba in marmo nero del grande gallerista Lucio Amelio è disegnato un cerchio bianco sotto cui si legge «L’isola del sonno ». Ogni anno, nel mese di agosto, un amico di Amelio lascia sulla tomba un grosso limone in ricordo della loro amicizia con Joseph Beuys e della sua opera Capri- Batterie, un limone in cui era inserita una lampadina gialla. Nella terra dove fioriscono i limoni l’energia solare si trasforma in gioia di vivere. 
Sembra quasi che tutti coloro che riposano nel cimitero acattolico di Capri continuino a recitare, a interpretare la loro vita. Tutti i protagonisti dei grandi romanzi di Compton Mackenzie (Le vestali del fuoco e Donne pericolose) o di Sommerset Maughan (Il mangiatore di loto e Mayhew) «giacciano stretti in quel lembo di terra» dove è anco ra palpabile la loro Sehnsucht per Capri, il luogo dell’anima. 
Sotto la finestra in stile romanico della tomba delle sorelle Kate e Saidee Wolcott- Perry l’amore riesce a sublimarsi in questi versi: «Sole caldo d’estate splende senza bruciare! Vento caldo del sud soave devi soffiare! Terra che mi ricopri sii lieve, sii lieve. Buona notte amica, buona notte». La vita di tutti coloro che si riposano in questa piccola Spoon River caprese potrebbe essere lo spunto di un racconto. Tutti nascondono un segreto. Sono proprio coloro meno celebrati dalla letteratura caprese a farci riflettere, con le loro storie, sul significato della vita. 
Alcuni anni fa ritrovai nella biblioteca del Centro Ignazio Cerio una cartella con le poesie della poetessa Pamela Reynolds. La sua tomba è accanto a quella del padre quasi all’entrata del cimitero acattolico. Prima di morire tragicamente in un dirupo scrisse questa emblematica e drammatica poesia intitolata Sehnsucht: «Coloro che amo se ne sono andati, ho fame. Divoro tutto quello che c’è in casa, poi infilo le scarpe ed esco in strada. Vado di negozio in negozio raccogliendo croissant dalla doratura scura, grosse barrette di cioccolato fondente e grappoli di uva levigata e traslucida, pezzi di formaggio. I croissant sono secchi, l’uva agra, la cioccolata sa di terra. A poco a poco li finisco: mi allento la cintura e accendo una sigaretta, ma ho ancora fame». Quarant’anni dopo i Rolling Stones con la canzone (I can’t get no) Satisfaction, incredibilmente simile alla poesia della Reynolds, crearono l’inno della contestazione giovanile. L’ultimo ospite di questo giardino della memoria è Attilio Lembo, poeta dei colori, che ricreava nella luce e nelle atmosfere dei suoi quadri la bellezza di un’isola perduta. Nei prossimi anni il cimitero acattolico sarà scelto come ultima dimora da tante note personalità internazionali. È importante quindi che questo luogo sia preservato e custodito nella sua originale bellezza, diventi punto di riferimento negli itinerari turistici dell’isola, anche coinvolgendo le ambasciate e gli enti culturali delle 21 nazioni che hanno illustri concittadini sepolti in questo cimitero. È vitale per un’isola come Capri non perdere la coscienza della propria memoria. Un’isola che non ha memoria della sua storia non ha futuro.

 

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