untitledIl tempo dell’uva

Nelle piccole vigne capresi la vendemmia diventa una festa, un lavoro corale nel segno di un’antica tradizione

di Riccardo Esposito

 

 

 

 

Lentamente arriva settembre. I turisti lasciano Capri per tornare in città̀, l’aria è̀ più̀ fresca, ma chi conosce l’isola sa che questo è̀ il periodo migliore per viverla. Ancora tante sono le giornate da trascorrere in spiaggia, o a spasso tra i sentieri di campagna. E zigzagando tra le stradine, si nota una sarabanda di mani e forbici che colgono l’uva già̀ matura. Esatto. È̀ iniziato il periodo delle vendemmie.

In un luogo magico come Capri, la vendemmia è̀ il momento in cui le fatiche di un anno trascorso tra i campi si trasformano in nettare. Ma non solo. La raccolta dell’uva diventa una festa tra amici e parenti, un lavoro corale, un modo per recuperare tradizioni che fanno fatica a sopravvivere.
A Capri c’è̀ ancora chi accarezza i grappoli giorno dopo giorno per farli crescere in salute, senza fretta e senza esigenze. Tutto è̀ fatto come hanno insegnato i nonni. Anche quando il vino diventa protagonista in un buon ristorante.

La vendemmia della vinicola Scala Fenicia, ad esempio, ha tanto da insegnare. Qui, a un passo dall’antica scala che collega Anacapri e Marina Grande, i grappoli d’uva crescono all’ombra del Monte Solaro tra sole, mare e cielo. «Produciamo e imbottigliamo circa 4.000 bottiglie l’anno di bianco DOC – sottolinea Andrea Koch, proprietario della vinicola – e abbiamo un obiettivo preciso: risollevare la Denominazione di Origine Controllata a Capri ed evitare che si perda la tradizione. La vendemmia è̀ una festa, è̀ vero, ma anche l’occasione per produrre un vino dalle qualità̀ importanti. La nostra attività̀ è̀ nata nel 2010, e siamo seguiti da un esperto enologo perché́ vogliamo proteggere e valorizzare il vino di Capri».

Il lavoro non manca, bisogna curare le piante ogni giorno, ma si capisce subito che qui sono trattate dalle mani giuste. E poi arriva la vendemmia: «produciamo tutto il vino in questa proprietà̀. È̀ faticoso, certo, ma vogliamo così̀. I macchinari, ad esempio, sono stati creati su misura per essere trasportati lungo le stradine di Marina Grande e per essere usati nelle antiche cantine della vinicola».

Basta spostarsi poche centinaia di metri per raggiungere un’altra vendemmia storica, quella di don Vincenzo Simeoli. Ovvero uno dei massimi esperti della vigna caprese. «Ho iniziato a 18 anni a fare la vendemmia, da quando ho avuto in eredità̀ da parte materna un pezzo di terra – racconta don Vincenzo – e ora ne ho 69. Oggi porto avanti questa attività̀ con l’aiuto di amici e parenti, tramandando i segreti della vite ai miei nipoti per fare in modo che nulla vada perso».

Passeggiare nella terra di don Vincenzo, a Palazzo a Mare, è̀ come fare un tuffo nell’enciclopedia del vino caprese. Si passa dall’uva nativa bianca fino a raggiungere la vigna dell’Imperatore: una qualità̀ molto rara, recuperata da un innesto situato vicino agli scavi di Villa Jovis, che lascia un sapore di rosa in bocca. Da questa caratteristica deriva il nome del vino: Moscato Rosa, un nettare con un’intensa fragranza aromatica e moderata dolcezza.

Don Vincenzo è̀ attento alla qualità̀ del vino, ma anche ai mutamenti climatici: «Da quando ho iniziato a fare la vendemmia sono cambiati gli strumenti per lavorare l’uva, ma non solo. Prima il clima era più̀ asciutto. Di giorno si riscaldava il terreno e, durante la notte, il calore facilitava la maturazione. Adesso il clima serale è fresco, il calore del terreno non riesce a far evaporare l’umidità̀. Questo influisce sulla bontà̀ dell’uva. Poi ci sono le muffe che seccano i raspi della pigna. Una volta era raro questo fenomeno, oggi bisogna correre ai ripari. Ma sempre nei limiti del possibile».

Tutto cambia al giorno d’oggi. Molti contadini tagliano le vigne perché́ manca il tempo per curarle, ma c’è̀ ancora chi lavora sodo tra i campi. Proprio come si faceva una volta, quando parenti e amici si ritrovavano tra i filari e la tavola era sempre imbandita. Questa è̀ la vendemmia di Rosa Ipomea, che nella vigna ad Anacapri ha raccolto l’uva come figlia, come madre e ora come nonna. Ma sempre con la stessa miscela di energia ed entusiasmo.

Le donne tagliano l’uva e ritmano l’andirivieni dei ragazzi che portano le pigne tra le braccia di un antico torchio, uno di quelli che ne ha viste tante di vendemmie. Qui il lavoro non manca, anche se si è̀ ridotto: «Nel 1920 – ricorda la signora Rosa – mio padre produceva 3.000 litri di vino all’anno. Ora ne contiamo circa 700. Ma una cosa è̀ sicura: per curare le piante usiamo solo prodotti naturali. Produciamo un po’ di meno ma meglio. La vendemmia è un’occasione per riunire la famiglia: oggi come ieri chiama a raccolta tutti, grandi e bambini. Si mettono da parte gli impegni di lavoro e si sta insieme dalle prime luci dell’alba».

Ecco ciò che contraddistingue la vendemmia a Capri: la passione per la propria terra, per i legami, per la famiglia. Ogni vendemmia è̀ una storia diversa che racchiude novità̀, esperienza antica, recupero delle vigne storiche, studi che migliorano la produzione e portano a tavola un vino migliore. Ma c’è̀ un solo e unico fil rouge: l’amore per la tradizione. E questo amore si sente a ogni sorso.

 

Visita in cantina

Ottobre tempo di vendemmia. Per visitare l’azienda agricola Scala Fenicia e degustare il Capri doc bianco che vi si produce si può approfittare di uno degli itinerari tra storia e tradizione organizzati da Kaire Arte Capri. Il 4 ottobre, percorrendo l’antica scala greco-romana che per secoli è stata l’unica via di comunicazione tra la terra di Anacapri e l’approdo di Marina Grande, si arriverà nella piccola cantina ricavata da antiche cisterne romane. Ad attendervi i calici di vino dalle sapide note che richiamano il mare che circonda l’isola.

Info: www.kaireartecapri.it – tel. +39.329.0936171/+39.339.2187860

 

L’uva di Munthe

Nella proprietà di Villa San Michele, la villa-museo di Axel Munthe, la vendemmia è un’occasione speciale: gli ospiti del consolato aiutano il giardiniere a raccogliere i frutti delle viti cresciute nel giardino della dimora. Il risultato è un vino bianco e un rosso che arricchiscono piccoli meeting e incontri settimanali con gli ospiti svedesi. E il panorama del Golfo di Napoli che incornicia la villa ha un sapore ancora più dolce.

 

 

L’angelo del territorio

 

17 ottobre 2013. Angelo Di Costanzo, davanti a una platea che rappresenta il meglio della gastronomia e dell’enologia italiana, viene incoronato miglior sommelier dell’anno. La Guida dell’Espresso consegna il premio “al responsabile della cantina di ristorante che nel corso dell’anno si è distinto per competenza e professionalità”. Il ristorante in questione è L’Olivo del Capri Palace, mille etichette e oltre diecimila bottiglie ospitate nella cantina La Dolce Vite. Ma Angelo, arrivato a Capri sei anni fa per accettare una nuova sfida dopo aver deciso di chiudere il suo wine bar che aveva con tanta passione fatto crescere, questa data la ricorderà soprattutto per la nascita della sua secondogenita, Alessia.

Trentotto anni, ultimo di sette figli di una famiglia di pescatori di Posillipo, ha vissuto tra il mare e la campagna dei Campi Flegrei dove l’uva è sempre stata protagonista. E quando parla di uva e di vino gli si illuminano gli occhi. Racconta della vendemmia nelle vigne di Caposcuro ai piedi del Monte Solaro. Sono coltivate a Falanghina, Biancolella e a una varietà locale chiamata “Ciunchesa”, molto simile al più conosciuto Greco, e danno vita al “Joaquin dall’isola”, mille bottiglie prodotte da Raffaele Pagano e che a Capri si trovano in esclusiva al Capri Palace. Ma all’ombra del Solaro crescono anche uve a bacca rossa, Guarnaccia e Piedirosso che da due anni vengono vinificate nella cantina Joaquin a Montefalcone, in provincia di Avellino, per una piccola preziosa produzione di rosato di sole 200 esclusive bottiglie. «Da cinque anni – racconta Angelo – il progetto “Joaquin dall’isola” ha riportato in vita la vendemmia ad Anacapri e grazie anche a questa iniziativa si mantiene viva la doc isolana e la tradizione antica del bianco caprese».

E la promozione enoturistica dell’isola è uno dei chiodi fissi di Angelo. «I circuiti del gusto e del vino rappresentano un valore sempre più importante nel turismo di oggi. Corsi di approccio al vino, incontri di degustazione, itinerari alla scoperta delle vigne non possono che valorizzare il territorio». Guidati dalla sua competenza si possono apprezzare i vini che propone La Dolce Vite.

Vale la pena seguirlo, in cantina ma anche sul suo blog L’Arcante, diario enogastronomico di un sommelier.

 

 

Una bionda al sapore di limone

 

Una birra al più mediterraneo dei sapori, il limone. Si tratta della Lemon Peel, l’ultima nata nel birrificio di Anacapri dei fratelli Brunetti. Una lager dove il sapore di limone conferisce una nota agrumata di fondo. Durante “la cotta” della birra, a bassa fermentazione, vengono infuse bucce di limoni giusto il tempo per aromatizzarla.

 

BIRRA DI CAPRI – www.birracapri.com

 

 

Nettare in bottiglia

 

Per chi volesse portare a casa qualche bottiglia di vino made in Capri all’Enoteca Segreta (via Roma, 64) si trovano quelle prodotte dall’Azienda Agricola Scala Fenicia. Un bianco DOC ricavato da Greco, Biancolella e Falanghina, ideale da degustare con tutti i piatti di pesce, dai crostacei ai polpi affogati. Gli appassionati del bianco troveranno tra gli scaffali di questa enoteca più di una proposta dal territorio campano, a cominciare dal Biancolella d’Ischia della famiglia Mazzella, espressione solare del vitigno ischitano. Da non perdere il Lacrimacristi magistralmente interpretato dall’azienda Cantina del Vesuvio di Maurizio Russo.

Solida ricerca in una spartana cornice di acciaio e vetro sono i registri dell’enoteca Vino (via Longano, 8), marchio nato da una costola del ristorante Aurora. Tra i rossi con protagonista il Piedirosso, detto anche Per’e Palummo, antico vitigno diffuso nei terreni vulcanici dell’area napoletana, in composizione con l’Aglianico, il Furore Rosso Riserva di Marisa Cuomo.

Sapiente miscela di Aglianico e Piedirosso affinati in barriques nuove di rovere per dodici mesi anche per Terra di Lavoro, firmato dalla Cantina Galardi e considerato uno dei migliori rossi italiani. Non manca il classico repertorio delle etichette che fanno la storia del vito italiano, tra tutti da non perdere il Bolgheri di Ca’ Marcanda. Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc danno corpo a un rosso rubino cupo di estrema consistenza realizzato da Gaja in terra di Toscana.

Per sorseggiare una buona bottiglia, scelta dalle oltre duecento che si trovano in carta, un indirizzo da segnare è La Capannina Wine Bar (via San Tommaso, 1). Tra i tavoli Francesco De Angelis, patron, enotecario e sommellier di rara passione e professionalità, accompagna i suoi ospiti accogliendoli con cortesia e suggerendo con competenza percorsi attraverso vini selezionati.

 

 

Cameriere, Champagne!

 

Tra ottoni che fanno da specchio e mattonelle capresi, la champagnerie del ristorante Aurora è il luogo da non perdere per gli appassionati delle bollicine. Un posto raffinato dove assaggiare grandi marche di champagne alla mescita, ovviamente accompagnate da stuzzichini che altro non sono che miniature in carta del dirimpettaio ristorante, studiate nel loro formato-tapas dallo chef Franco Aversa.

 

CHAMPAGNERIA AURORA – via Fuorlovado – www.auroracapri.com

 

 

Sotto il segno del vino

 

Qui fino ai primi del Novecento c’erano le cantine dell’Antica Vinicola Coppola. Oggi, immerso in un giardino coltivato a viti, limoni e ortaggi sorge il Capri Wine hotel, un tre stelle alla sua seconda stagione dove sarete accolti nel più puro stile caprese da Pietro, Raffaele ed Elena Coppola. Ed è proprio il vino il leit motif di questo albergo. In ogni camera si trova un richiamo alle varie fasi della vendemmia e ai riconoscimenti dell’antica vinicola; in bagno shampoo, bagnodoccia e crema per il corpo rigorosamente al vino rosso. Nel patio lounge all’ombra del vigneto o nel wine bar ricavato dal vecchio palmento per la spremitura dell’uva ci si può rilassare degustando una delle numerose etichette proposte in cantina accompagnata da qualche invitante stuzzichino. Non solo nomi campani ma una selezionata lista di bianchi e rossi provenienti dagli angoli più caratteristici del territorio italiano.

Ma soprattutto qui si trova l’eco della Capri di una volta, quando l’isola era un susseguirsi di giardini, orti e vigneti. Una piccola oasi di pace affacciata sul golfo di Napoli.

 

CAPRI WINE HOTEL – via Provinciale Marina Grande, 69 – tel. 081.837.7169 – www.capriwinehotel.com

 

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