L’arte di ricevere
Atmosfere accoglienti, tavole imbandite e menù tradizionali. Piccoli segreti e suggerimenti utili per avere ospiti a Capri
di Mariella Gardella
Capri è sempre un’emozione. Tutte le volte che arrivo, mi sembra la prima volta; la vedo e non so come ho potuto esserne stata lontana, anche per poco. E poi c’è il mio nipotino Marcello, Marcellino pane-e-vino, come si fa chiamare lui qui. è il mio ospite preferito, al quale ho dedicato il libro Ospiti a Capri. Quest’isola romantica e sofisticata ha una lunga tradizione di feste, inviti, cene, che furono e sono teatro di incontri intellettuali, grandi passioni, amori fatali. Una tradizione che si protrae ancora, grazie a coloro che coltivano l’arte del ricevere continuando a contribuire al fascino di Capri. Una storia diventata leggenda, da quando Capri era il posto prediletto dell’imperatore Tiberio. Infatti, per parlare di Capri come luogo di mondanità non si può non iniziare con Tiberio. A quei tempi un invito su, a Villa Jovis, o giù, in una grotta, per un baccanale, doveva essere stato indimenticabile, specialmente se gettiamo un occhio sul libro di cucina di Apicius o se ci dilettiamo con le maliziose cronache di Tacito e Svetonio. La vera fortuna dell’isola nasce con la riscoperta della Grotta Azzurra (già conosciuta ai tempi dei Romani), da parte del pittore tedesco Kopisch nel 1824. Da allora iniziano ad arrivare i primi viaggiatori colti, poi i turisti. In seguito vengono costruite strade, hotel, la funicolare e inizia la navigazione del Golfo. E infine il benessere e la ricchezza dei capresi stessi. Il notaio Giuseppe Pagano che apre il famoso hotel La Palma, nel 1825, Donna Lucia Morgano che riceve allo Zum Kater Hiddigeigei, l’industriale Alfred F. Krupp fa costruire quella che diventerà una delle più famose strade dell’isola, il sindaco Edwin Cerio che già nel ’22 s’industria per proteggere le bellezze della natura. Così, da un secolo all’altro, accade che alcune vecchie famiglie capresi hanno a loro volta fondato vere e proprie dinastie all’insegna del culto dell’accoglienza, divenuto con il tempo una grande arte dell’ospitalità di lusso: i Pagano, i Morgano, gli Arcucci, gli Esposito, i Ruocco, i Vuotto, i Cerio, i De Angelis, i Federico, i Lembo, i Cacace, i Talamona. Dall’inizio del secolo scorso agli anni Trenta, Quaranta, Cinquanta, e anche nel dopoguerra, sbarcano sull’isola ondate di eccentrici stranieri, rivoluzionari, ricche e belle donne angloamericane, raffinati aristocratici, artisti, scrittori, poeti, spesso con gusti esotici in comune. Sono stati loro a costruire il mito di Capri, sotto l’influenza dell’aria del dolce far nulla, mossa solo dalle feste e dagli scandali dei nomi famosi. Fino agli anni Settanta, il “party going e party giving”, è stata la maggiore occupazione a Capri. Oggi, la passione per l’arte del ricevere continua, possibilmente con un pizzico in meno di follia e snobismo, ma con humour e… tanta energia. L’anticamera d’obbligo, la prima sosta per chi arriva sull’isola è la Piazzetta, la “chiazza”, come la chiamano i locali; è il centro focale, il salotto dell’isola. è un luogo sacro e profano, il punto d’incontro della vita mondana. Arrivando da Marina Grande, si scopre un teatrino chiuso fra la scalinata della chiesa, i bar, il campanile, il giornalaio, il Municipio, un microscopico Ufficio del turismo e le più antiche boutique di Capri. La Piazzetta esiste dal 1938, quando il giovane caprese Raffaele Vuotto, dopo lunghe trattative con il podestà, riesce ad aprire il Piccolo Bar, mettendo i tavolini all’aperto. Oggi la Piazzetta è occupata dai quattro caffè dove iniziano le serate con il rituale: «vediamoci più tardi a casa di… » Dino al Canile, Antonio e Piera sotto il Solaro, Dinella e Ruggero a Casa Colette, Antonina e Livio al Capricorno, Mariella e Peter a Cesina, Ida e Guido a Caterola, Semiramis e John a Tuoro, Yves a Tragara, e di molti altri nelle loro belle ville, d’architettura tipica caprese, mediterranea e araba.
FESTE E INVITI
Le qualità necessarie e alcuni suggerimenti utili per avere ospiti a Capri? Inviti per 30, prepari abbastanza per 70 persone. Bisogna confidare negli dei, sperando che il tempo non tiri brutti scherzi. Se la festa è sul terrazzo, weather permitting è frase d’obbligo, perché anche la serata più stellata può finire in pioggia torrenziale. Con tanta mondanità sull’isola, è meglio invitare con largo anticipo, o scoprirai che i tuoi amici sono già ospiti nella villa accanto. Ci vuole talento nel ricevere, e bisogna avere le antenne per evitare, in un’isola così piccola, di mettere insieme persone che non si amano. Cibo e vino sempre in abbondanza perché dopo le passeggiate capresi gli ospiti arrivano affamati e anche perché è nell’usanza caprese arrivare accompagnati da un amico, un’amica con uno o due mariti e più fratelli, quattro nipoti o qualcuno di simpatico appena conosciuto in Piazzetta o appena sceso dalla barca. Risultato: la casa sarà piena di brillanti sconosciuti. è quasi impossibile essere misantropi a Capri. L’ospitalità caprese è aperta e ci vuole tanto amore. Guai ai temperamenti ombrosi. Non pensare di andare a dormire prima dell’alba e non sorprenderti se in questo viavai di feste ti trovi un tuo regalo riciclato. Ci vogliono forza e coraggio, talvolta, per riascoltare gli stessi discorsi. È meglio spiegare molto bene dov’è la casa, perché a Capri ci si può perdere per ore e ore per viuzze sbagliate e vedere arrivare ancora qualcuno quando si stanno salutando gli ultimi ospiti. Ricevi con grande curiosità verso il tuo prossimo, fai sentire sempre i tuoi invitati a casa propria. Non basta aprire una bottiglia di vino e accendere le citronelle per creare l’atmosfera. Non mi resta che augurare buona serata e, poiché il cibo è parte integrante dell’ospitalità caprese e dal momento che a tavola non si invecchia, buon appetito!
POST SCRIPTUM
Finalmente a settembre arriva un respiro sospiro di sollievo, e la vita ritorna a essere quella di un piccolo villaggio, dove s’impara a dare la giusta importanza, cioè molto poca, al senso del tempo. Stanca di troppa gente, di troppo sole, di troppo mare, di troppa bellezza, di troppa Capri? No, mai.
Torna a sommario di Capri review | 23