untitledL’isola che non c’è

Quando la macchina del turismo estivo spegne i motori Capri cambia volto. E mostra tutta la sua struggente bellezza

di Antonello De Nicola

 

 

 

Non puoi dire di averla amata davvero, se non l’hai posseduta almeno una volta in inverno. Quando la terraferma molla l’ancora e il mare sputa sale sulle vetrine. Quando emerge la sua natura ribelle, domata da gatti, pescatori e bambini. Quando l’anima di roccia che la contiene, decide di strappare la cartolina ed essere unicamente Capri.

L’isola in inverno ha una bellezza struggente. Non è più l’uomo a determinare lo scorrere degli eventi: basta un giorno di pioggia o un vento di tramontana a far pulsare elementi primordiali. La forza del mare innanzitutto, la montagna che si annuvola soprattutto.

Le piante, la costa, le consuetudini, gli spazi urbani, perfino il carattere degli abitanti: tutto muta in relazione alla natura.

Lo avevano intuito i pittori che per secoli hanno dipinto Capri in inverno, attratti dalla luce e dai colori più tersi. Lo avevano raccontato i poeti che fuori stagione hanno scritto opere senza tempo. Lo avevano scoperto i viaggiatori che venivano a svernare dai paesi nordici, sedotti dal clima mite e rapiti dalle rovine di Tiberio.

Un’esperienza unica quando, da metà dicembre a fine gennaio, si percepiscono i tramonti più belli dell’anno: circa duecento variazioni di tonalità che trasformano l’isola nel più grande laboratorio creativo a cielo aperto.

Un colpo di grazia che continua ad esercitare un potere misterioso su intellettuali ed artisti, spesso costretti a trovare l’ispirazione davanti a una parete bianca per non lasciarsi continuamente distrarre dalla bellezza primitiva e inviolata.

Capri torna ad essere l’isola narrata dal mito. La vita non è più scandita dal tempo ma dallo spazio da condividere. Emergono le contraddizioni: quella di considerare l’isolamento un valore ambito o una dannazione, prima di tutto.

È il momento in cui i capresi si riappropriano della piazza, che da marzo ad ottobre se ne resta nascosta sotto ai tavolini, coperta dai foulard, accecata dai flash, spazzata via dalle bandierine delle guide turistiche.

È così che sbarchi a Marina Grande in una giornata riottosa, senza sapere se il mare ti permetterà di ripartire. Ed è proprio in questa catena che riconoscerai l’essenza della tua libertà. Puoi decidere di fermarti per un giorno e finire per restarci cinquanta anni, senza mai riuscire a capire quante isole contenga questa isola. È già successo.

C’è un certo fascino nell’incertezza di non sapere quando la prossima nave salperà. Provi una dolce solitudine nel contare le sedie accatastate dei bar. Avverti, infine, un senso di appagamento nel sentirti padrone di un’isola tanto esclusiva in estate, quanto esclusa in inverno.

Viverci bene significa cercare il tuo equilibrio. L’isola non ti lascia altra scelta che restare o scappare. Da te stesso.

Novembre ti costringerà di colpo ad ascoltare il tuo silenzio. Dicembre ti spaventerà con l’ombra di un gatto in un vicoletto. Gennaio ti minaccerà con lo schiaffo di un’onda sui Faraglioni. Febbraio ti intimidirà con le grida del vento. E tu, per la prima volta, ti sentirai un essere vivente. Contemporaneo e non più moderno.

Le panchine vuote, le finestre chiuse, le ville abbandonate, le spiagge deserte, i manichini nudi ti insegneranno a fare a meno della quantità. Le ville romane, i fortini napoleonici, la seggiovia del Monte Solaro, la terrazza di Tragara, il faro di Punta Carena ti educheranno alla qualità. Questo ti rivelerà l’inverno quando ti lascerai l’isola alle spalle: il valore della privazione, la bellezza per sottrazione, il talento di trattenere parole inutili.

La natura selvaggia si compensa, ritrovando la propria identità. L’idea della fuga a volte prende il sopravvento nei giovani, ma finisce sempre per sciogliersi ai primi raggi di sole. Quando tutto ricomincia ad avere un senso.

Luoghi da visitare in un inverno qualsiasi sull’isola di Capri: un ricordo che avevi rimosso, un’emozione che non osavi nominare, un silenzio che non volevi frequentare. Specialmente di notte, puoi svegliarti di soprassalto su un’isola abbandonata per un bagliore alla finestra, uscire in pigiama ed accorgerti che è semplicemente la luna, scappata via dall’elettricità cittadina.

Certo, puoi sempre scegliere di volerle bene in estate, ma se ami Capri devi dirglielo in inverno.

Tweet about this on TwitterShare on Google+Share on LinkedInPin on Pinterest
Torna a sommario di Capri review | 34