08L’isola dell’amore

È il titolo dell’episodio caprese dell’ultimo film di Enrico Vanzina che per questa terra ha una passione antica

Incontro con Enrico Vanzina di Rossella Funghi

 

 

 

 

 

Enrico Vanzina ci accoglie nel grande studio romano con un largo sorriso e dice «Sto scrivendo un articolo su Capri». è per il settimanale Chi sul quale tiene una rubrica fissa. L’autore di decine di commedie all’italiana è anche scrittore piacevole e prolifico. Collabora da dieci anni con il quotidiano Il Messaggero, ha firmato un numero infinito di sceneggiature, pubblicato libri. L’ultimo, Commedia all’italiana. Ritratto di un Paese che non cambia, è uscito da poco nelle librerie. Un diario, una raccolta di pensieri e di ricordi, di personaggi e di luoghi. Fra questi anche Capri. Perché Capri non è una scoperta recente per Enrico Vanzina che parlando dell’isola è come un fiume in piena: «Ci vado da quando ero bambino. Mia madre l’amava molto e mi ha insegnato ad amarla. Trascorrevamo spesso a Capri le nostre vacanze e di solito alloggiavamo al Gatto Bianco, un caratteristico albergo caprese pieno di charme». Ricordi? «Tanti, tantissimi. Capri è il luogo topico della mia vita. Mia moglie è tedesca e ha sempre adorato l’isola. C’è stato un periodo, tra il 1975 e il ’76, che ha addirittura gestito un negozio di gioielli in via Camerelle. Avevamo una casa a Marina Piccola e abbiamo abitato sull’isola per dei lunghi periodi. L’ho vissuta quasi da caprese e negli anni sono nate delle amicizia ferree. Prima di tutto con la famiglia Morgano poi con Gennarino che mi ha insegnato ad andare sott’acqua. Insieme a lui e ad Aurelio De Laurentiis sono stato anche protagonista di una caccia allo squalo». Una caccia allo squalo in acque capresi? «Sì, eravamo convinti che uno squalo si aggirasse per le acque dell’isola e una mattina siamo partiti di buon’ora armati di litri di sangue di mucca e chili di sarde pronti alla grande caccia. Naturalmente, dopo una giornata in mare siamo tornati a mani vuote». C’è un altro aneddotto caprese che Vanzina ama ricordare, ha per protagonista il padre Steno. Si riferisce al 1943 quando a Napoli scoppia l’insurrezione contro i tedeschi, quella delle “quattro giornate”. «Mio padre, Dino De Laurentiis, Leo Longanesi e Mario Soldati si ritrovano nel capoluogo campano e con un salvacondotto americano riescono a raggiungere Capri che all’epoca era campo di riposo per gli aviatori americani. Hanno pochi soldi in tasca e per sopravvivere si inventano delle bottiglie riempite di normalissima acqua, illustrate da mio padre e da Longanesi con sopra scritto “acqua della Grotta Azzurra”. De Laurentiis, dando già prova del suo grande spirito imprenditoriale, le vendeva ai soldati americani a un dollaro l’una e con il ricavato riuscirono a sbarcare il lunario per parecchi giorni». Capri per Enrico Vanzina è anche il set di tanti film, dalla miniserie televisiva Anni ’50 con Ezio Greggio nei panni del Maresciallo Colombo a SPQR 2000 e ½ anni fa e A spasso nel tempo fino all’ultimo Un’estate al mare dove uno dei sette episodi è stato interamente ambientato a Capri. «Un doveroso omaggio all’isola più bella del mondo. Abbiamo girato in Piazzetta, alla Canzone del Mare, nella ex villa di Valentino e in tanti altri luoghi dell’isola». Ma perché Capri è così speciale? «Ho avuto la fortuna di viaggiare in tutto il mondo ma un posto così non si trova da nessuna parte. E questo è dovuto oltre che alla bellezza del posto all’intelligenza dei capresi che hanno saputo sempre accogliere gli ospiti con classe e grande gusto e soprattutto mantenere quell’understatement che è la vera bellezza dell’isola. Una volta, parlando della Sardegna un amico caprese mi disse “Dotto’, in Sardegna ci sono tanti nessuno che si credono qualcuno. A Capri, invece, ci sono tantissimi qualcuno che vogliono sentirsi nessuno”. Com’è vero!».

 

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