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Tanti auguri, Peppino!

È una delle voci storiche della canzone italiana. A luglio festeggia 70 primavere vissute a suon di musica

incontro con Peppino di Capri di Daniele Autieri

 

 

 

 

Il nonno era un suonatore di flauto e il padre un popolare bandista caprese, ma Giuseppe Faiella, al secolo Peppino di Capri, è convinto di aver imparato a suonare già molto tempo prima. «Ancora non ero nato – racconta dalla sua residenza di Castiglione – e già suonavo il piano nella pancia di mia madre. Il primo giocattolo è stato un pianoforte. Insomma, tutta la mia vita è così profondamente segnata dalla musica che oggi non so immaginarmi fuori da questo mondo. Posso dire che fin da giovane sono stato rapito dalla melodia».

E la melodia lo ha seguito per tutta la vita, dai primi concerti come chitarrista di Mario Cenci (che gli ha affibbiato il celebre nome d’arte), ai debutti televisivi, passando per le cover dei Beatles e il piano-bar. Questo, fino al grande successo, quello che lo ha portato per 14 volte sul palco di Sanremo e gli ha fatto vendere 20 milioni di dischi.
Nata dalla capacità di accostare il pubblico giovane alla canzone napoletana classica, la sua popolarità affonda le radici nei panorami e nei ritmi capresi della sua infanzia e poi si apre al mondo. Oggi, alla soglia dei 70 anni, quell’isola che aveva ispirato le prime strofe delle sue canzoni, è sempre la stessa.

«La mia Capri – confessa – non è quella del turista di passaggio, ma è l’isola che vive nell’immaginazione come una realtà sognatrice e fiabesca. In passato dipingevo paesaggi capresi frutto della mia fantasia. Quella che ne usciva fuori era un’isola meno trafficata e più intima, più disposta a concedersi allo sguardo di chi la ama veramente. Per questo ancora oggi vedo Capri come una realtà di sogno dove in ogni angolo riesco a scorgere un quadro, qualcosa che si fissa nella mente e che mi appartiene».

E proprio la sua Capri lo lanciò nel 1970 quando vinse il Festival di Napoli con Me chiamme ammore, incisa per la Splash, l’etichetta da lui stesso fondata. Dopo quella vittoria, arrivò quella al Festival di Sanremo e diversi anni più tardi la canzone Champagne che lo consacrò nell’olimpo della musica popolare italiana. Un lungo cammino percorso seguendo la strada indicata dalle note, su e giù come se la vita fosse un pentagramma da intonare. Almeno fino ad oggi e al traguardo dei 70 anni. «Settanta è un numero importante e arrivati a questa età meno si fanno notare e meglio è. L’importante è non sentirsi l’età fisica ma quella spirituale. Per questo amo vivere a contatto con i miei figli e con i giovani in generale».

Che lo spirito di Peppino di Capri sia giovane nessuno lo mette in dubbio, come dimostra il suo ultimo progetto, al quale lavora ormai da diverso tempo. «Quello a cui sto lavorando – spiega – è un musical sulla mia vita con scene e ambientazioni capresi. E la colonna sonora, ovviamente, sarà composta dalle mie canzoni».
Anche in questo, come in molti altri impegni artistici, il profilo di Capri è molto più che un’ombra e assume i contorni di una fonte di ispirazione. Qui Peppino ama rifugiarsi riscoprendo il volto inedito dell’isola. «Capri va vissuta nella sua dimensione più reale – afferma con convinzione – all’inizio della primavera o a fine autunno. Non si concede a tutti allo stesso modo, ma richiede i momenti, i luoghi e le persone giuste per essere vissuta intensamente. L’isola per me è fonte di contemplazione e di relax assoluto».
Se poi gli si chiede qual è l’istantanea dell’isola che preferisce, lui non ha dubbi: «il lato est, quello che dà sulla costiera amalfitana, quando – nelle passeggiate al tramonto – si va su fino all’Arco narturale, ci si ferma alle Grottelle per mangiare una cosa e poi si continua il giro fino a Tragara».

E proprio a Capri, nel 1998, ha voluto celebrare i suoi 40 anni di carriera con uno spettacolo intitolato “Champagne! Di Capri, di più”. Oggi che di anni ne sono passati 50, il cantante di Un amore e niente più ripercorre la sua carriera come una pellicola che scorre lungo le pareti del tempo.
«La mia storia professionale – confessa con un pizzico d’orgoglio – è sempre stata guidata dalla passione. Ancora oggi non passa una giornata senza che mi inventi qualcosa di nuovo, che mi venga in mente una melodia o un’idea da realizzare. L’Italia purtroppo è un Paese che quando esci fuori dal giro fa di tutto per renderti difficile il rientro. E spesso si rischia di rimanere falcidiati e al di fuori di tutto. La bravura di un artista è anche rimanere in contatto con la realtà musicale che lo circonda. A questo si deve poi aggiungere l’impegno a guardare anche al di fuori dei confini nazionali, alle novità artistiche – e sono molte – che arrivano da altre parti del mondo».

Perché quando si guarda con gli occhi di un musicista anche il mondo può assomigliare a un grande palcoscenico. Un palcoscenico sconfinato e inebriante, ma che non riesce mai a bastare a se stesso. «Molto spesso, quando sono lontano, mi capita di ritornare con il pensiero alla mia residenza caprese al Castiglione – ripete sorridendo Peppino di Capri mentre si gode l’ennesimo tramonto dall’isola azzurra -. Lo faccio per ritemprarmi e ritrovare le atmosfere giuste. Soprattutto quando sono lontano da casa, il suo ricordo diventa ancora più importante».

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