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Un mondo sommerso

I tesori nascosti di Capri visti dalla prospettiva di un sub

di Enrico Desiderio

 

 

 

 

Immergersi nell’immensità del mare è un’esperienza che tutti dovrebbero vivere. Ogni immersione ha la sua storia. Il corpo, la mente e l’anima entrano in simbiosi. Immergersi è come entrare nel profondo della propria anima, essere proiettati in un’altra dimensione dove le emozioni e i pensieri si fanno ascoltare. Si è costretti a farlo. 
E immergersi nelle acque di Capri è un’emozione straordinariamente unica. Quest’isola di maestosa bellezza cela nei suoi fondali i segreti della natura: grotte, canyon, pareti a strapiombo, insenature. Ogni luogo sommerso è pieno di fascino. Su tutto il perimetro costiero, circa 17 km, vi sono svariati punti d’immersione: Punta Masullo, Scoglio Marcellino, Punta Carena, Cala del Rio. Non è poi necessario scendere a grandi profondità perché già a pochi metri si possono trovare gli spunti per una foto o per una semplice osservazione. Insomma, è tutto un brulicare di vita microscopica. 
Nel lato Sud dell’isola si trova una delle grotte più suggestive da visitare, la Grotta Segreta. Scoperta nel 1987 dall’istruttore subacqueo Antonio Arcucci, è costituita da una cavità a circa 38 metri di profondità. Al suo ingresso fanno bella mostra grandi rami di gorgonie e spugne colorate; all’interno, spesso, si possono incontrare migliaia di gamberi Parapandalus. 
Un altro punto per immergersi si trova nei pressi del Faraglione di Fuori. Scendendo tra le piccole insenature piene di microfauna, la parete comincia a popolarsi di gorgonie color rosso carminio che crescono in media 3 cm l’anno, hanno una struttura ramificata a forma di ventaglio e costituiscono un valido punto d’appoggio per molti tipi di organismi marini; come la Clavelina lepadiformis. Il passaggio sul fondo del canale che si apre tra i due Faraglioni è uno spettacolo suggestivo grazie alle grandi Spugne cornee e alle migliaia di Parazoanthus. Sono minuscoli celenterati che sembrano piccole margheritine e ricoprono ogni centimetro quadrato. 
Ma è di notte, con il potente fascio della torcia, che si rompe il buio assoluto e si evidenzia il fiorire di vita e di colori. 
Le pareti rocciose come il fondo sabbioso rivelano il loro aspetto e sia la flora che la microfauna, con il calore della notte, esplodono. Per esempio la posidonia, attorno alla quale di giorno si vedono soltanto alcune categorie di labridi, di notte rivela la sua vera funzione di habitat ideale per un’abbondante varietà di flora e fauna. 
Con l’oscurità anche gli incontri diventano più interessanti. I saraghi, che durante le ore di luce sono inavvicinabili, abbagliati dalla torcia si fanno ammirare in tutta tranquillità. Anche l’Alycia mirabilis, un’elegantissima attinia, mostra tutta la bellezza dei suoi tentacoli estesi alla corrente solo nelle ore notturne. Lungo le pareti, ogni anfratto e ogni spaccatura nascondono qualcosa da scoprire: grossi scorfani rossi, lunghi spirografi e curiosi paguri che con la loro casa spesso si trovano a trasportare grandi anemoni con i quali vivono in simbiosi. 
Ma l’esperienza più suggestiva è sicuramente l’incontro con un delfino. Non capita spesso di imbattersi in loro durante un’immersione. Il nostro incontro avvenne mentre fotografavo una grande murena. D’un tratto sentii un fischio che si faceva sempre più forte; capii che era un delfino. Mi voltai e lo vidi. Per un attimo rimasi immobile ad ammirarlo. Si mise in posizione verticale di fronte a me muovendo le due pinne laterali e si avvicinò leggermente come se volesse salutarmi. Improvvisamente si inabissò. Ero molto emozionato e così, con un po’ di coraggio, decisi di staccarmi dalla parete per rimanere sospeso ad aspettarlo e dopo poco lo vidi ritornare. Mi passava continuamente accanto, a meno di un metro, come se volesse giocare, ma appena stesi il braccio per toccarlo scomparve nel blu.

 

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