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Una famiglia “verde”

Da quattro generazioni i Ruggiero si occupano di piante e giardini. Con competenza e passione

di Tullia G. Rizzotti

 

 

 

 

Lo chiamavano Mimì. E apparteneva davvero a un periodo di bohème scapigliata nella Capri di inizio Novecento. Mimì, ovvero Domenico Ruggiero, creava giardini per artisti ed estrosi personaggi abituali frequentatori dell’isola in quegli anni dorati. Era un napoletano trapiantato a Capri, si era dotato di vivaio e negozio di rivendita e doveva la sua fortuna ad Alfred F. Krupp: quando il “re dei cannoni ” volle donare alla cittadinanza un parco pubblico sospeso sopra la vertiginosa via Krupp affidò, nel 1901, a Mimì l’impianto degli odierni Giardini di Augusto. 
Poi la bravura e il passaparola tra gli ospiti illustri dell’isola avevano fatto il resto. Le eccentriche americane Wolcott-Perry vollero l’impronta geniale del progettista per i loro giardini di Villa Torricella, l’enigmatico conte Fersen per il verde di Villa Lysis, la regina Vittoria di Svezia per Casa Caprile. Alcuni da clienti divennero anche veri amici, come lo scrittore Compton Mackenzie. Oggi i pronipoti continuano la tradizione “verde ” di famiglia. Il loro piccolo negozio “Capri Flor ” all’inizio della salita di via Tragara attrae sempre l’attenzione per l’eleganza delle composizioni, la rarità delle specie esposte e il buon gusto in ogni particolare. Domenico e Raffaele non hanno potuto conoscere il celebre bisnonno. Ma ricordano bene il nonno Giovanni senior e il padre Giovanni jr.

DA MIMÌ A NONNO GIOVANNI. «Di mio nonno ho il ricordo di una persona molto fiera e incredibilmente determinata a conoscere il mondo della botanica» esordisce Domenico. «Il difficile periodo in cui ha vissuto l’infanzia, segnata dalla Grande Guerra (era nato nell’aprile del 1907) non gli ha dato la possibilità di proseguire gli studi. Lui però si procurò moltissimi libri sull’argomento, spesso dono degli illustri clienti del padre, poi passati a lui, e raggiunse come autodidatta una conoscenza davvero invidiabile». 
«Ricordo anche la sua passione per la ricerca di nuove specie botaniche indigene» aggiunge Raffaele. «Da bambini guardavamo sempre la foto di un fiore incorniciata nel suo salotto. Sotto vi era una didascalia: “Viola tricolor: scoperta da Giovanni Ruggiero nel 19… non ricordo!! ” (Vero: l’indiscusso studio di Michele Guadagno conferma la presenza della specie a Capri nei coltivi). Il nonno aveva un aspetto buffo nel carattere: spesso si rifiutava di vendere semi o piante alle persone da lui ritenute incapaci di crescerle!». 
E i gusti dell’epoca? Com’erano? «Vi era un maggior attaccamento alla “vita ” delle piante» concordano i due fratelli. «I clienti, una volta introdotta nel giardino una pianta, la seguivano e la curavano con grande attenzione, la conservavano anche quando il suo aspetto non era più “al meglio “. Oltre a una diversa sensibilità forse questo era frutto anche della ristrettezza economica causata dalle due guerre. Va da sè che le piante perenni erano più in voga di quelle stagionali. Gelsomini, bignonie e glicini tra i rampicanti la facevano da padrone. Camelie e gardenie erano veramente di moda, come di moda erano le siepi di bosso. Nella prima metà del Novecento la vegetazione dell’isola era ancora scarsa di alberi d’alto fusto: spesso si impiantavano filari di cipressi a costeggiare i viali d’ingresso delle ville più prestigiose». 
Iniziava allora l’arrivo di specie esotiche non ancora sperimentate alle nostre latitudini. Edwin Cerio tuonava contro la bougainvillea mentre Lady Blanche Gordon- Lennox introduceva l’echium fastuosum ad insidiare l’azzurra regalità del “blu di Capri “, la lithodora rosmarinifolia. «Nonno e papà citavano ad esempio la maestosa Araucaria excelsa piantata nel giardino di quella che allora si chiamava Villa Andrea, in via Tragara, poi divisa in due parti».

IL CAMBIO DI MARCIA DI GIOVANNI JR. «Per quanto riguarda l’attività di nostro padre Giovanni jr., lui segnò il “cambio di marcia ” nell’azienda di famiglia, ingrandendola e rendendola più solida: capì che i tempi erano cambiati e che doveva cambiare anche l’azienda. Era nato nel febbraio del 1937. Impostò la trasformazione tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta. Lo fece senza grosse disponibilità economiche, con grandi sacrifici e con le sue sole, enormi capacità organizzative e manuali: da solo ingrandì la vecchia serra, ne costruì di nuove e ottimizzò l’utilizzo degli spazi, aumentando esponenzialmente la produzione, soprattutto di specie a fioritura stagionale e di geranei zonali a fiori doppi, edera e grandiflora, per i quali siamo rinomati». Sono i “geranei Ruggiero “, infatti, a portare una vivace nota di colore nei Giardini di Augusto e sulla scalinata che parte dalla Piazzetta. «Furono due grandi uomini» concordano i fratelli «diversi tra loro come i periodi in cui sono vissuti. Dovettero affrontare problemi differenti, ma una cosa in loro era uguale: l’amore per la natura».

I VIVACI PRONIPOTI. «Per quanto riguarda me e mio fratello» continua Domenico proseguendo la storia di famiglia «l’avvicinarci a questo mondo è stata una cosa naturalissima: ci siamo letteralmente nati dentro. Il vivaio confina con le nostre abitazioni, sin da bambini era il nostro campo- giochi. Senza accorgercene il gioco è diventato un lavoro: il nostro». 
A volte un lavoro si eredita ma la passione è qualcosa che si avverte con gioia nel sangue. «Costruire un giardino oggi è molto diverso. Il consumismo prima e le varie crisi poi hanno reso il modo di fare di nostro padre e del nonno lontano anni luce. Ai loro tempi il giardino andava costruito negli anni, tutto veniva sistemato in previsione dello sviluppo che le piante avrebbero avuto in futuro (come andrebbe fatto). Oggi purtroppo la parola d’ordine è una sola: “pronto effetto “. I clienti non hanno la pazienza di veder crescere il giardino, vogliono tutto e subito. Ma cerchiamo di resistere e mettere in pratica il più possibile quanto ci è stato insegnato». 
«Per quanto riguarda le specie in voga oggi» spiega Raffaele «l’aumento globale della temperatura ha reso possibile la crescita sull’isola di piante subtropicali come diverse specie di palmaceae, hybiscus e bouganvilleae di vari tipi. Fortemente spinta dagli architetti come tendenza, la macchia mediterranea continua però a farla da padrona. Noi ne siamo molto contenti in quanto fermamente convinti che questa è la nostra natura e non dobbiamo assolutamente stravolgerla. Va detto però che alcune specie botaniche estranee alla macchia vi si integrano alla perfezione, portando abbondanti fioriture e foglie di colori e forme molto interessanti, come alcune piante dette “australiane ” tipo le grevillea».

GIARDINI E…ALTRO. «Siamo molto coinvolti anche nel campo dei fiori recisi» conclude Domenico. «Grande soddisfazione ci danno le creazioni floreali che offriamo, dai matrimoni ad ogni tipo di evento, e che contribuiscono a regalare indimenticabili emozioni ai festeggiati. Abbiamo spesso collaborato con importanti wedding planners come Diana Sorensen, Enzo Miccio e Angelo Garini. Per la produzione vivaistica lo spazio ristretto non ci consente un assortimento ampio ed esigenze commerciali ci dirigono verso la produzione di stagionali. Quasi per diletto cerchiamo poi di collezionare e a volte moltiplicare il maggior numero possibile di varietà di hibiscus (per ora 50-60) e bougainvillea (circa 40). Lasciamo poi un pò di spazio per la produzione di macchia mediterranea. A riprodurre la lithodora ci si prova, ma è davvero difficile!».

LA CURA DEL VERDE. «I nostri molteplici impegni non ci consentono di offrire una manutenzione ordinaria nei giardini che rinnoviamo o creiamo» si rammarica Raffaele «ma la deleghiamo a giardinieri molto qualificati. Il migliore è nostro zio, Giuseppe Lardaro, che collabora esternamente con noi dai tempi di mio nonno. È lui che segue molti tra i giardini più belli dell’isola (Matteo Thun, Villa La Schiava, Yves Dupuis, Villa Lo Studio-ex Mondadori e tanti altri). 
Facciamo una eccezione per il parco dell’hotel Luna, che curiamo personalmente da alcuni anni; recentemente abbiamo sostituito la storica pergola in casta gno, lunga circa cento metri e quasi completamente ricoperta da esemplari di glicine che ormai hanno una cinquantina d’anni. Degne d’interesse sono anche le aiuole all’ingresso da noi rifatte riproducendo fedelmente la macchia mediterranea locale integrata con piante di origine australiana (grevilleae di vario tipo e polygala myrtifolia). Ci occupiamo anche dei Giardini di Augusto, con plantumazione di varie specie a fioritura stagionale prodotte in vivaio. Per noi è stato come tornare a casa, visto che i giardini li aveva creati il bisnonno!». «Il nostro lavoro ci offre tante soddisfazioni » concordano i due fratelli. «Continuiamo una tradizione secolare che ci rende in qualche modo partecipi della storia di quest’isola: creare giardini dal nulla, migliorarne l’aspetto o recuperare quelli abbandonati e compromessi. E infine, ma non da ultimo, “moltiplicare ” la vita! Il tutto si può riassumere nel motto che il nonno scolpì in una roccia del nostro vivaio: “Amare le piante è vita! “».

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