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La Maratona del Golfo

Dopo undici anni torna a rivivere la mitica Capri-Napoli. 
36 chilometri a nuoto da Marina Grande a via Caracciolo

di Fabrizio Cerri

 

 

 

 

Viola Valli me l’ha raccontata con un misto di incredulità e di sorpresa. Come a dire: possibile che solo lei non sappia del mio interessamento per la ripresa della Capri-Napoli? Nel corso dell’incontro con i giornalisti che la stringevano d’assedio dopo il suo “oro” a Berlino, alla fresca campionessa continentale del fondo 5 km (dopo che un anno prima aveva vinto il titolo mondiale di quella stessa specialità e della massacrante 25 km) è sfuggito un quasi impercettibile: «Ed ora mi piacerebbe fare la Capri-Napoli». Ma quella gara – le è stato fatto notare – è un ricordo, ormai: è stata organizzata fino agli anni Novanta e dal 1992 non è stata più disputata. «E allora perché non la riorganizzano?». Vero o no che la storia stia proprio nei termini che abbiamo raccontato, la domanda di Viola non è comunque caduta nel vuoto. Tant’è che a settembre – l’episodio di Berlino risale a luglio – la Federazione internazionale nuoto aveva già inserito nel calendario della Coppa del mondo di maratona 2003 anche la storica Capri- Napoli, che era stata organizzata per la prima volta nel 1954 e che dopo 37 edizioni spettacolari, affascinanti, faticose (anche per gli organizzatori…) era stata accantonata. Oggi quella mitica gara – alla quale la stessa Federazione di nuoto aveva fino agli anni Ottanta assegnato il ruolo di vero e proprio campionato del mondo di gran fondo – torna a rivivere. Con un ricco montepremi, fa ora parte del circuito, 12 prove nel corso della stagione, che concorrerà a scegliere il campione più continuo a livello mondiale di una specialità destinata a uomini (e donne, naturalmente…) che definire eccezionali è forse poco. In realtà, quei 30, 33, 36 chilometri di mare – la distanza effettiva, rispetto alle 18 miglia in linea d’aria, deve tener conto del percorso scelto dagli atleti – che separano le sponde di Capri e di Napoli hanno sempre assunto, e continueranno ad assumere, per ciascun atleta, significati personali diversi: dallo sforzo spaventoso che si protrae per molte ore, comune a tutti, al rischio di trovarsi in condizioni ambientali avverse; dalla ripetuta gestualità di un movimento atletico monotono e potenzialmente ossessivo alla voglia di abbandonare, di lasciarsi andare; dalla tenacia del coraggio per chi lotta soprattutto contro se stesso alla frenesia di superare i propri stessi limiti… Che, a ben guardare, è la migliore vittoria, quella cui sono approdati, in fin dei conti, 692 atleti, tutti quelli, cioè, giunti al traguardo di via Caracciolo dei 968 partecipanti che hanno dato vita alle 37 edizioni della manifestazione: per due anni, nel 1984 e nel 1985, la gara non fu disputata, mentre nel 1981 per le avverse condizioni climatiche fu allestito un circuito di soli 15 chilometri nei pressi del lungomare partenopeo. Nella sua versione diciamo così storica, la Capri-Napoli è stata anche oggetto di una sceneggiatura cinematografica (Sarahsarà di Renzo Martinelli, con la supervisione del premio Nobel per la letteratura Nadime Gordiner, cui fa riferimento Viola Valli nel suo saluto), che prendeva lo spunto dalla partecipazione alla competizione di una nuotatrice sudanese, Gadalla Gubara, per affrontare il tema del razzismo e dell’handicap. Il 23 e 24 agosto Capri e il golfo di Napoli riabbracceranno quindi anche i ricordi d’un tempo. Era stato Il Mattino che agli inizi degli anni Cinquanta, seguendo la pazza idea di un suo redattore, Lello Barbuto, appassionato di mare, di nuoto e soprattutto di avventura, aveva deciso di organizzare una manifestazione che potesse, anche scimmiottando la già famosa Traversata della Manica, far convergere sul palcoscenico partenopeo ulteriori lustrini: una gara natatoria, appunto la traversata da Capri a Napoli, che doveva essere uno dei tasselli della “Settimana” di grandi eventi sportivi. Capri, teatro delle gesta più spettacolari di un mondo che amava circondarsi di miti e peccati, era frequentata all’epoca dai divi più acclamati e dai personaggi più in vista. Non è da escludere che la massiccia, e plurivittoriosa, partecipazione dei nuotatori egiziani in quelle prime bracciate tra Marina Grande e via Caracciolo, fosse da attribuire proprio alla presenza a Capri del loro re in esilio, Faruk, con il rutilante seguito di una corte che ne seguiva i passi. E furono proprio i “coccodrilli del Nilo” a dettare le prime immaginifiche espressioni ai cronisti dell’epoca. Non senza qualche svarione di troppo: come quando fu attribuita al “proto” – come s’usava allora – una gaffe imperdonabile che confondeva colore della pelle e razza: «…i fortissimi atleti egiziani che, contrariamente a quanto ha scritto il proto, falsando le informazioni date, sono “neri”, cioè scuri di carnagione, ma non “negri” di razza». Non ci fu alcun incidente diplomatico, verosimilmente anche per i “buoni uffici” dei rappresentanti consolari che intervennero al cocktail di saluto, la sera dopo la manifestazione inaugurale, negli splendidi giardini della Certosa di San Martino, «da dove hanno espresso tutta la loro ammirazione per il magnifico panorama». Erano i primi giorni di agosto del 1954 e la Capri-Napoli era di fatto una realtà, malgrado i suoi “soli” dieci atleti partecipanti, un record, negativo, che la competizione ha, giustamente, registrato e di cui ne va fiera: nessuna edizione, successivamente, avrebbe battuto quel primato! Quanto ai primati e ai numeri della traversata, il lettore può consultarne qualcuno nel riquadro. Qui merita invece riferire le sensazioni rivelate qualche anno dopo, a competizione consolidata, da un altro protagonista, l’ungherese Laszlo Kovats, che rimarrà negli annali della competizione per essere stato l’unico magiaro vincitore della Capri-Napoli, cui tuttavia il suo Paese ha partecipato con lodevole continuità e brillanti prestazioni, soprattutto nel versante femminile. Kovats, capotecnico, che prima di scendere in acqua a Marina Grande aveva mangiato lardo affumicato, pomodori con paprika e cento grammi di burro (sic!), nel corso della prova ha ammesso di aver pensato molto all’evento che di lì a poco avrebbe allietato la sua famiglia («Mia moglie aspetta per settembre un bambino. Nuotando pensavo al mio primo figlio. Pensate: quando aprirà gli occhi troverà un papà campione del mondo!») e che a metà gara, convinto di aver sbagliato rotta, si era fatto prendere dallo scoramento e voleva ritirarsi. Ma ha trovato nei suoi accompagnatori degli ottimi psicologi che lo hanno spronato e rincuorato. «Ho ripreso a nuotare. E quando ho visto profilarsi il traguardo ho compreso che la rotta migliore era proprio la mia. Non mi vergogno: ho pianto!». A proposito di alimentazione, questo è invece il menu del primo vincitore della Capri-Napoli, l’egiziano Marei Hassan Hammed, durante la traversata, a cominciare dalle ore 9, e a seguire, a intervalli abbastanza regolari: una cocacola; una zolletta di zucchero; the con quattro zollette di zucchero (tre volte consecutive); the con quattro zollette di zucchero e una pera; una coca-cola; una pera; the con tre zollette di zucchero; una zolletta di zucchero; una coca-cola; una pera; una coca-cola; the con tre zollette di zucchero; the con quattro zollette di zucchero; una pera; una coca-cola. Prima a livello locale, poi col passare degli anni, con il rinnovarsi annuale di sfide in mare (talvolta pure fuori del mare) sempre più spettacolari e avvincenti, la Capri-Napoli ha allargato i suoi orizzonti ed il suo fascino, ha varcato i nostri confini, divenendo conosciuta e celebre in tutto il mondo, tanto che, come abbiamo riferito, è stata eletta dalla Federazione internazionale prova unica per l’assegnazione del titolo di campione/campionessa del mondo di lunga distanza, conservando tale caratteristica fino alla fine degli anni Ottanta. Il successo della competizione trova riscontro anche nei suoi numeri: 415 atleti partecipanti (333 uomini e 82 donne), con un computo di 968 partenti nelle 37 edizioni, appartenenti a 48 nazioni di tutti i continenti. I “coccodrilli del Nilo”, i famosi atleti egiziani “inventori” di questo tipo di competizione, hanno lasciato il segno sulla gara: è loro la prima vittoria, è loro il record di atleti presenti (46) e di vittorie al femminile, ben 9. Agli egiziani, si sono contrapposti i “caimani” argentini, detentori, invece, nel record di vittorie maschili riportate (9, anche in questo caso) e del record di presenze individuali, appartenente a Claudio Plit, che si è presentato ai nastri di partenza per 13 volte. Il record di vittorie individuali, invece, è di un italiano, il napoletano (di Baia) Giulio Travaglio, trionfatore cinque volte. Oggi 56enne, ex carabiniere, ex assistente di volo di Alitalia, Travaglio è il presidente onorario della manifestazione che si svolgerà in una cornice di spettacolo e di attrazioni il 23 e 24 agosto. Sarà della partita, naturalmente, anche Viola Valli: «Mi sembrava un peccato, per noi che andiamo a nuotare in tutto il mondo, non poterci esprimere in questo paradiso che abbiamo sotto casa. Eppoi, mi dicono che mai un’italiana ha vinto la gara femminile: vorrà dire che cercherò di riempire questa casella vuota».

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